LE
RAGIONI DI UNO SCIOPERO
Non
è consueto che i diplomatici scioperino.
Salvo
quando sono in gioco i destini della politica estera e, con essi, quelli del
Paese. Un Paese che dipende in molto, moltissimo, dall’estero e che solo
nell’estero può sperare di trovare soluzione ai propri gravi problemi e alle
crisi economiche ricorrenti in questi anni, crisi che all’estero sono nate e con
l’estero vanno risolte. Un Paese che solo nell’estero può perseguire la
posizione internazionale cui i propri cittadini devono poter continuare ad
avere diritto.
E
infatti questo è uno sciopero per il Paese, perché il Ministero degli Esteri è,
e deve continuare ad essere, l’Italia nel mondo.
Purtroppo,
però i tagli alle risorse, umane e finanziarie, della Farnesina ora decisi con
la Manovra sono giunti al punto di debilitare gravemente lo strumento
fondamentale della politica estera, che è una delle funzioni connesse
direttamente con l’esercizio della sovranità dello Stato. Alcune misure della Manovra
incidono infatti sul funzionamento della nostra Amministrazione e sul
funzionamento della Carriera diplomatica, che del Ministero degli Esteri è
spina dorsale e dirigenza, mortificandone anche il criterio meritocratico - che
da sempre, e non solo da ora: la meritocrazia e la valutazione costante per noi
non sono una novità! - ne sta alla base dello sviluppo.
Tra
le tante cose che non ci piacciono della Manovra – e non ci piacciono anche da
dipendenti pubblici fiscalmente adempienti sino all’ultimo euro, ora per di più
toccati, con la riduzione unilaterale delle nostre retribuzioni da
parte del Governo, dalla violazione delle più elementari regole contrattuali -
ci riferiamo in particolare:
- ai tagli lineari del 10% delle dotazioni finanziarie di ciascun
Ministero, e quindi anche di quello degli Esteri: si tratta di tagli che
purtroppo non sono una novità ma che si aggiungono a quelli accumulatisi negli
anni ;
- al taglio, a decorrere dal 2011 e rispetto alla spesa
sostenuta nel 2009, del 50% delle spese per missione ed all’eliminazione della
diaria per le missioni all’estero, sostituita da un rimborso spese vitto ed
alloggio: sono provvedimenti che incidono drammaticamente su di una struttura
come la nostra, per la quale le missioni non sono ne’ un capriccio ne’ un lusso
ma una componente fondamentale ed irrinunciabile del funzionamento (pensiamo
solo alle missioni di lunga durata presso le sedi estere in carenza di
personale, o alle missioni di sicurezza o telecomunicazioni o consolari per le
sedi, o alle missioni di Cerimoniale…), e che incepperanno seriamente la
macchina;
- al taglio, sempre a decorrere dal 2011 e rispetto alla spesa
sostenuta nel 2009, del 50% delle spese di formazione: è pensabile partire per
prestare servizio per 2/3/4 anni in una sede estera (sia quale sia: Baghdad, o
un Consolato Generale di grande emigrazione italiana, o Kabul, o una piccola
Ambasciata con pochissimi funzionari di ruolo in un paese difficile…) senza
essere stati formati per la funzione che si andrà a svolgere?
- alle progressioni di carriera comunque denominate - quindi,
anche alle promozioni per merito, le uniche che regolano la progressione nella
carriera diplomatica e la conseguente assegnazione di incarichi, in Italia ed
all’estero - che per gli anni 2011/12/13 avranno efficacia esclusivamente
giuridica e non già anche economica: è ipotizzabile un avanzamento di incarico,
di responsabilità e di carico di lavoro senza che ad esso si accompagni un
corrispondente avanzamento economico?
Il
nostro è anche uno sciopero di orgoglio istituzionale - di Stato, di Ministero,
di tutti noi, diplomatici o no, che apparteniamo a questa Amministrazione - contro
chi, con il pretesto di pur necessari risparmi, o per semplice, ma gravissima,
inavvertenza, vuole disgregare le Istituzioni del Paese in nome di malintesi
nuovi assetti istituzionali, dimenticando che un Paese esiste se ha Istituzioni
sovrane che interpretino, rappresentino e sostengano l’interesse collettivo,
quale che sia la forma di Stato (centralizzato, federale, regionale) e sotto
qualsivoglia linea politica, provvedendo indistintamente ai bisogni di tutta la
comunità nazionale.
Il
Ministero degli Affari Esteri contribuisce enormemente all’economia, e quindi alla
sicurezza, italiana, all’apertura dei mercati esteri al Made in Italy, all’acquisizione di commesse, e quindi di reddito per il Paese, alla creazione
ed al mantenimento di posti di lavoro (solo alcuni dati: da fine 2008 ad oggi
sono state organizzate 6 grandi missioni di sistema, in Vietnam, Israele, Russia,
Brasile, Cile e Cina, che hanno coinvolto in totale circa 2000 imprese
italiane; nel solo 2009 la rete estera del Ministero degli Esteri è intervenuta
a sostegno di circa 8000 imprese italiane ed ha veicolato alle nostre imprese
circa 7000 bandi internazionali di gara; circa il ruolo del Ministero degli
Esteri nell’acquisizione di contratti all’estero, si veda, a titolo solo di
ultimo e più recente esempio, l’articolo de Il Sole24 ore del 24 luglio
2010 a firma Alberto Negri, in documentazione).
Il
Ministero degli Affari Esteri, come raccordo istituzionale con il resto del
mondo e con le Organizzazioni Internazionali, partecipa
a tutti i fori internazionali che si occupano di sicurezza e di terrorismo, contribuendo
a salvaguardare il bene, immateriale ma fondamentale, della pace e della
sicurezza internazionale, del nostro Paese e di tutti noi cittadini; partecipa
alla costruzione europea, con una concretezza di risultati che è sotto gli
occhi e nella vita di tutti noi, a protezione anche degli interessi del nostro
Paese, del marchio italiano e degli interessi delle categorie sociali e
produttive; produce, in sintesi, con la propria attività beni pubblici (che
non producono profitto, che il privato non può produrre, che sono indivisibili
e dal consumo non escludibile) quali la sicurezza interna ed esterna, lo stato
di diritto, il mantenimento del sistema internazionale in tutte le sue
articolazioni, il libero scambio, la libertà di circolazione per terra e per
mare, la tutela della proprietà a livello internazionale.
Il
Ministero degli Affari Esteri tutela l’interesse nazionale nel momento in cui stipula
intese con Paesi produttori di energia e di materie prime, ed in cui siamo
ascoltati nella gestione delle crisi economiche al fine di contenerne gli effetti
per il nostro Paese.
Il
Ministero degli Esteri organizza e gestisce i contatti bilaterali e
multilaterali a livello istituzionale (solo alcuni dati: nel 2009, 420 sono
state le visite in entrata ed uscita dall’Italia solo di Capi di Stato, di
Primi Ministri e di Ministri degli Esteri).
Il
Ministero degli Esteri tutela gli italiani che a
qualsiasi titolo viaggino o si trovino all’estero (qualche numero: nel 2009, ci
sono stati 887 interventi dell’Unità di Crisi per situazioni di particolare
emergenza, e 43.224 interventi della DG Italiani all’Estero a tutela ed
assistenza dei nostri più di 4 milioni di cittadini residenti all’estero o che
vi si trovano temporaneamente per lavoro o altre ragioni).
Il
Ministero degli Esteri diffonde la cultura italiana nel mondo e fa politica
estera con la Cooperazione allo sviluppo, con benefici, materiali o
immateriali, per tutto il nostro Paese.
Anche
in termini di contributo all’erario, poi, la Farnesina è un Ministero produttivo, grazie all’ammontare degli introiti provenienti dal
milione e quattrocentomila visti e dai 240mila passaporti rilasciati nel 2009, e
dalle centinaia di migliaia di pratiche anagrafiche svolte nello stesso anno.
Ma
tutto questo non si può più fare senza le risorse minime e necessarie, senza una
coerenza di obiettivi. E se la misure che ci riguardano sono inutilmente e
indiscriminatamente punitive.
La rete
delle Sedi all’estero del Ministero – un unicum messo a disposizione
dello Stato e del Paese - è ramificata, e ben riflette la necessità dell’Italia
di essere presente su tutti gli scenari: 123 Ambasciate, 103 Consolati, 9
Rappresentanze Permanenti, 1 Delegazione speciale, 89 istituti italiani di
cultura, 20 unità tecniche locali di cooperazione, 528 consolati onorari.
Questo patrimonio, che
contribuisce ad assicurare all’Italia la sopravvivenza del suo sistema socio-politico-economico,
assorbe, insieme all’Amministrazione centrale, a Roma, appena lo 0,26% del
bilancio totale dello Stato (lo 0,22% senza la cooperazione allo sviluppo). In
termini assoluti il Bilancio del MAE ammonta alla cifra di 2.076 milioni di
euro (1.749 milioni senza la Cooperazione allo sviluppo). Una
cifra insignificante rispetto a quanto ricevono i Ministeri degli Affari Esteri
dei Paesi nostri concorrenti sulla scena globale, ma anche sostanzialmente
ininfluente sui ben più grandi numeri del bilancio dello Stato. Con tali
risorse si è retta finora la concorrenza (ma non sarà più possibile) di Paesi
come la Francia (che assorbe dal bilancio nazionale l’1,01%), la Germania (0,93%), il Regno Unito (0,40), i Paesi Bassi, (0,94%), la Spagna (0,37%).
Il costo della
Farnesina sul PIL nazionale è appena dello 0,11%, contro lo 0,17% del Regno
Unito e dei Paesi Bassi, e lo 0,14% della Francia e della Germania.
Il
Ministero degli Affari Esteri è quindi un’area di virtuosa eccellenza per
l’Italia, di spesa fatta bene e soprattutto produttiva, e ha per di più già
provveduto, e sta provvedendo, a ristrutturazioni, risparmi e riforme che ne
riducono i costi e ne intensificano snellezza ed efficienza. E’ anche un’area
di virtuosa eccellenza per la produttività di tutti noi dipendenti, diplomatici
e no, con percentuali di assenteismo ai minimi, in Italia ed all’estero, e con
una flessibilità e disponibilità al cambiamento, di sede e di tipo di lavoro,
che non ha uguali nello Stato e nel settore pubblico in generale (e conseguenti
nostre vite, professionali e personali, permanentemente su due fronti, Italia
ed estero…).
OGNI
EURO AFFIDATO AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI HA UN GRANDE RITORNO IN TERMINI
DI PIL, DI POSTI DI LAVORO E DI SICUREZZA.
NELL’EPOCA
DELLA GLOBALIZZAZIONE OGNI PROSPETTIVA DI BENESSERE ECONOMICO, DI OCCUPAZIONE,
DI SICUREZZA E DI SVILUPPO SOCIALE DIPENDE DAI RAPPORTI CON L’ESTERO E DALLA
PRESENZA ITALIANA NEL MONDO.
FIACCARE
IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, CHE TUTTO QUESTO ASSICURA, VORRA’ DIRE FAR
REGREDIRE L’ITALIA IN TERMINI ECONOMICI E OCCUPAZIONALI, LADDOVE ALTRI PAESI
AVANZANO E RIEMPIONO SPAZI CHE POTREMMO RIEMPIRE INVECE NOI.
Roma, 26 luglio 2010