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SNDMAE ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEI SOCI ROMA – 20 aprile 2011
Maria Assunta ACCILI, PRESIDENTE SNDMAE – Vorrei dare inizio ai nostri lavori nella maniera usuale, proponendo l'elezione del Presidente della nostra Assemblea che, come voi sapete, è sempre un estraneo all'Esecutivo. Abbiamo la disponibilità del nostro collega Luigi Maccotta. Se siete tutti d'accordo, vorrei invitarlo a raggiungerci e ad assumere la Presidenza dell'Assemblea.
(Tra gli applausi dei presenti, Luigi Maccotta si siede al tavolo della Presidenza)
ACCILI – Grazie, Luigi. Prima di incominciare, devo portarvi i saluti dei colleghi prefetti che volevano essere presenti anche loro quest'oggi con noi, ma sono riusciti finalmente a chiudere la trattativa per il loro contratto. Quindi siamo molto felici che il presidente Anna Palombi non sia presente qui perché è a firmare il contratto collettivo di categoria e però ci manda i suoi auguri. Vi ricordo che con i prefetti stiamo lavorando per organizzare il convegno che abbiamo ipotizzato di tenere a fine giugno, prima della fine di giugno, subito dopo i referendum, sul tema molto caro al nostro Capo dello Stato, che ne parla spesso nei suoi interventi, del ruolo dei presìdi istituzionali dello Stato, in Italia per i nostri colleghi prefetti e nostro, naturalmente, all'estero. Ma su questo noi vi terremo informati nel corso delle prossime settimane, perché anche lì ci auguriamo che ci sia un’ampia presenza. L'incontro di oggi avrà formalmente un contenuto abbastanza ridotto, nel senso che ci siamo liberati di tutte le incombenze amministrative in occasione dell'Assemblea ordinaria. I temi dai quali muoviamo sono quelli sui quali l'Assemblea del febbraio aveva dato mandato al Consiglio di proseguire la sua azione nel corso dell'anno. E vorrei cogliere questa occasione per mettervi al corrente di quello che sta avvenendo su questi temi, di quello che il Consiglio sta facendo su questi argomenti. Naturalmente citerò queste problematiche anche nel mio intervento che farò quando arriva l'on. Ministro per dargli l'occasione di sapere qual è il nostro pensiero sull'insieme delle questioni che ci preoccupano. La prima questione è quella delle cosiddette promozioni bianche. Abbiamo già quasi 40 colleghi... 39-40 colleghi che sono già interessati da questa iniqua misura, e con l'Ambasciatore Francesco Greco, che si è fatto in qualche modo disponibile a seguire con me questa vicenda, anche perché personalmente colpito, abbiamo attivato un legale che sta raccogliendo i mandati dagli interessati per poter procedere ai ricorsi che saranno avviati nel momento in cui saranno ufficializzati i decreti di nomina, quando cioè saranno registrati dagli organi di controllo e notificati... (non agli interessati che dovranno procurarseli direttamente in collaborazione con la Direzione generale competente, che peraltro ci darà una mano). Io stessa mi farò in qualche modo delegare per aiutare quelli che sono all'estero in modo da facilitare il reperimento della documentazione. Poi bisognerà che gli interessati diano mandato al legale per avviare l'azione. Questa è forse il primo esempio di class action, sia pure in senso non letterale, traslato, avviato dal SNDMAE a tutela degli interessi della categoria. Ed è molto importante che tutti i soggetti colpiti da questa misura partecipino all'azione legale che il Sindacato intende avviare. Il Sindacato, del resto, ha adottato una misura straordinaria quest'anno, che è quella di destinare una percentuale significativa del proprio bilancio... abbiamo un bilancio piccolo, piccolo, però il 10% del nostro bilancio andrà a sostenere quest’azione legale, soprattutto a favore dei più giovani che saranno promossi, nei mesi prossimi, Consiglieri di Ambasciata e soprattutto Consiglieri di Legazione. In questo modo noi intendiamo anche dare una dimostrazione concreta dell'importanza che si attribuisce al trattamento equo di tutti i componenti della nostra categoria. Vorrei quindi ringraziare Francesco Greco che poi sull'argomento sarà esplicito e interverrà per il sostegno, per l'attività concreta che sta svolgendo, di coordinamento insieme a me. L'altro tema che ci preoccupa moltissimo e sul quale io credo che potremmo essere costretti a suggerire delle forme di protesta molto vigorose, nel corso delle prossime settimane, nei prossimi mesi, è quello delle spese di missione. Le spese di missione all'estero che saranno disciplinate da un nuovo decreto, predisposto dalla nostra Amministrazione, sotto... la scure, con i condizionamenti pensantissimi imposti dal MEF, è totalmente insoddisfacente. Devo dire che degli sforzi sono stati fatti dall'Amministrazione ( è bene riconoscere laddove avvengono delle cose positive) per fare in modo che questo decreto fosse il meno penalizzante possibile. Così, per esempio, il mio predecessore Cristina Ravaglia, alla quale va il ringraziamento di noi tutti per l'opera che ha svolto negli anni precedenti... ecco l'on. Ministro.
Luigi MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Prendo la parola per dare il benvenuto all'on. Ministro che ci fa il piacere e l'onore di intervenire a questa Assemblea Straordinaria. Noi abbiamo già fatto gli adempimenti più formali e amministrativi nella precedente Assemblea ordinaria di febbraio. Per cui direi che non torneremo sulla parte più formale. La presenza dei colleghi, oggi, signor Ministro, è folta. E io credo che sia una testimonianza, da una parte del grande attaccamento al servizio, senso del dovere e amore per questo mestiere, che ci caratterizza, ma anche della profonda preoccupazione che nutriamo nell'assistere a perduranti, continui tagli al nostro bilancio e anche a misure che non esiterei a definire vessatorie nei nostri confronti. Noi confidiamo che con il suo intervento oggi e con la presenza anche del Segretario Generale e di un nutrito gruppo di Direttori Generali, questa unità di presenza odierna si traduca presto anche in unità di azioni e di intenti. La ringraziamo, a nome di tutti e darei la parola adesso alla Presidente del SNDMAE, ministro Accili. Grazie.
ACCILI - Signor Ministro, in un momento complicato come questo, la sua presenza è molto significativa, dà testimonianza dell'importanza che attribuisce al rapporto con i dipendenti, con la categoria che noi rappresentiamo e desidero ringraziarla a nome degli iscritti al SNDMAE per la disponibilità al confronto che ha manifestato accettando di intervenire a questa Assemblea: perché è di un confronto franco e responsabile che sentiamo il bisogno per tentare di superare il grave disagio che colpisce i dipendenti di questo Ministero ormai da troppo tempo. Lei conosce, Signor Ministro, la lealtà con cui gli uomini e le donne della Farnesina svolgono le funzioni che sono loro affidate per la tutela degli interessi del nostro Paese, delle sue imprese e dei suoi cittadini all’estero. Lei conosce lo spirito di servizio con cui siamo abituati a dare attuazione alla politica decisa dal Governo e dal Parlamento. La nostra ambizione è di poter continuare a contribuire alla formazione e all’attuazione della politica estera italiana con lo slancio e con il patrimonio specifico di conoscenze e di esperienze che sono propri della nostra professione. Il rispetto dei nostri diritti, la preservazione delle giuste condizioni operative e dei necessari strumenti di lavoro hanno un impatto diretto sulla capacità di incidere in un contesto globale fortemente competitivo. La motivazione e l’efficacia dei dipendenti di questo Ministero sono fondamentali per la conduzione della nostra politica estera che si attua creando reti proficue di relazioni e approfondendo la conoscenza delle società, delle culture, dei sistemi economici e produttivi dei Paesi nei quali siamo chiamati ad operare. Per fare tutto questo occorrono risorse che, deve essere ben chiaro, si stanno sottraendo ad un settore della politica di cui la nazione ha un bisogno insopprimibile e di cui costituiamo un patrimonio intangibile. Il nostro malessere è serio perché non sono stati affrontati i motivi d’insoddisfazione che ci hanno portato allo sciopero lo scorso anno. Si sono anzi registrati nuovi attacchi alla funzionalità di quest’Amministrazione attraverso ulteriori misure discriminatorie e perniciosi tagli al bilancio. Tagli che contribuiscono in misura pressoché irrisoria al contenimento della spesa pubblica, soprattutto se comparati ad una serie di “eccezioni” di dubbia utilità, fonte tra l’altro di pericolose sperequazioni. Sono, questi, tagli che compromettono seriamente le nostre strutture in una fase in cui l’evoluzione dello scenario internazionale, soprattutto in aree per noi prioritarie, evidenzia, da un lato, il valore dei presidi istituzionali dello Stato all’estero e, dall’altro, l’importanza del ruolo d’indirizzo e coordinamento del Ministero degli Affari Esteri in Italia. La mozione approvata dall’Assemblea Ordinaria del 23 febbraio scorso elenca le problematiche principali sulle quali sono oggi incaricata dai Soci di attirare l’attenzione dei vertici di questa nostra Amministrazione. Si tratta di questioni note ed in parte risolvibili “in casa” con una dose di buona volontà e vorrei citarne alcune che ci stanno molto a cuore, ma sulle quali si passi avanti non se ne sono compiuti: - nonostante gli sforzi che abbiamo registrato, c’è ancora gran lavoro da fare in direzione di una generale maggiore trasparenza dei procedimenti amministrativi e delle scelte gestionali che li determinano; - l’accesso delle donne ai posti apicali incontra ancora ingiustificabili ostacoli, di natura oserei dire “culturale”, mentre non si registrano novità sulle politiche della famiglia ripetutamente invocate, tra l’altro, per la tutela dei coniugi e delle coppie di fatto; - le leggi vigenti in materia di cittadinanza e di voto all’estero, che tante lacune hanno mostrato, non hanno fatto l’oggetto di alcuna iniziativa di revisione; - siamo ancora lontani dalla pubblicizzazione delle funzioni apicali e non in Italia e di quelle apicali all’estero auspicato dai Soci, sia pure nel pieno rispetto delle prerogative del Governo. Comprendiamo l’esigenza di austerità e comprendiamo la tendenza in atto all’“alleggerimento” dell’amministrazione statale che in certi campi e nella giusta misura ha i suoi meriti. Vorrei però ricordare che in qualsiasi Stato democratico moderno, quale che ne sia l’ordinamento, la funzione della politica estera è e deve restare un’espressione primaria della sovranità. Questo nostro settore di attività è già poco rilevante dal punto di vista dei costi, mentre le misure che lo colpiscono ne stanno provocando la lenta paralisi. Con stanziamenti complessivi che, incluso l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, hanno raggiunto nel 2010 lo 0,26% del bilancio dello Stato, siamo lontanissimi da standard accettabili. In larga misura, le questioni che ci preoccupano devono essere affrontate in sede politica perché si tratta essenzialmente di questioni legate alla carenza di risorse finanziarie ed umane. E vorrei soffermarmi in particolare sui danni che si stanno producendo sul nostro Ministero a causa dell’assottigliamento degli organici. Sono danni distruttivi che ci porteremo dietro per anni perché la formazione di personale adeguato non s’improvvisa. La definizione delle dotazioni organiche è una funzione degli obiettivi strategici e delle scelte di lungo periodo: per questo non possiamo essere miopi. I concorsi diplomatici che è stato “concesso” di tenere per cinque anni sono certo di fondamentale importanza, ma il ritmo di depauperamento del personale complessivo del Ministero è preoccupante. In una visione moderna e flessibile dell’organizzazione dei nostri Uffici, vanno salvaguardate tutte le tipologie di impiegati e funzionari: i dipendenti di ruolo, con funzioni che devono essere adeguate alle nuove esigenze della rete, soprattutto all’estero; i contrattisti, che costituiscono un indispensabile collegamento alla realtà locale; i funzionari dell’area culturale, chiamati a seguire una delle componenti più sensibili ed incisive della nostra politica estera; gli esperti della cooperazione allo sviluppo che vanno decorosamente stabilizzati e regolarmente sostituiti per garantire un approccio istituzionale alla valutazione tecnica delle attività del settore all’insegna della continuità. I consulenti esterni, pur utili, non possono sostituirsi al personale della casa che svolge un lavoro insostituibile all’insegna della terzietà. Siamo tutti convinti, Signor Ministro, che le risorse umane vadano formate, motivate e valutate per garantire il massimo rendimento. Siamo tutti interessati ad evitare che non si debbano tollerare sprechi per destinare soggetti inadeguati ad incarichi delicati e costosi per il contribuente. Ma di personale, e di personale qualificato e fidelizzato, abbiamo assoluto bisogno per fornire dei servizi rispondenti alle aspettative degli utenti, per far funzionare la riforma che è stata appena varata e che non decollerà senza risorse, per fungere da insostituibile punto di riferimento del Sistema Paese, come ci si chiede di fare. Ma il nostro disagio si fa particolarmente forte dinanzi a patenti lesioni dei nostri diritti e a inaccettabili inadempienze tra cui devo citare: l’iniqua, e a nostro parere anticostituzionale, misura delle “promozioni bianche” sulla quale questo Sindacato, d’intesa con gli interessati, sta avviando una sorta di class action per la disparità che crea tra soggetti del medesimo grado e nelle medesime funzioni, (e mi chiedo e torno a chiederle, come già fece il passato Consiglio, se non possa l’Amministrazione ipotizzare un’iniziativa di emendamento alla norma generale, come hanno già fatto altri Dicasteri, alla luce del metodo di avanzamento dei funzionari diplomatici esclusivamente legato al merito); e devo ricordare che lo Stato sarà prevedibilmente costretto a ristabilire il trattamento dovuto, assumendo l’onere aggiuntivo degli interessi e delle spese legali con aggravi per la spesa pubblica e per i contribuenti che potevano essere evitati; il regime pensionistico disomogeneo, soprattutto per i nati dal ‘46 al ‘49 che genera incertezza e, in quanto fonte di ingiustizia e di scontento, è fortemente negativo per il morale dei colleghi; la nuova disciplina dei viaggi di missione all’estero da cui lo stesso Ministero dell’Economia che ci richiede sacrifici ha già fatto esentare o sta chiedendo l’esenzione per le categorie di proprio interesse. E non posso escludere che questo Sindacato si trovi costretto a lanciare vigorose forme di protesta, non appena sarà in vigore il nuovo decreto. Con queste misure, e con i tagli degli stipendi del 5% e 10% decisi dalla manovra del 2011, Signor Ministro, ci sono state “messe le mani in tasca”, siamo stati obbligati a finanziare il funzionamento dell’istituzione, e’ stata lesa la nostra dignità. E devo segnalare tante altre inadempienze di carattere economico, alcune delle quali sfociano nell’illecito, che nel tempo si sono andate accumulando a danno dei dipendenti: i tagli ai contributi per gli alloggi, che incidono pesantemente sull’indennità all’estero; la mancata corresponsione delle spese scolastiche, particolarmente onerose; i gravi ritardi nel rimborso delle spese per i viaggi di congedo dei dipendenti e dei loro familiari che ha raggiunto livelli assolutamente inaccettabili per l’esaurimento del relativo capitolo; la pochezza dei fondi per i viaggi di servizio all’estero che vengono ormai finanziati con gli assegni di rappresentanza del personale che ne gode; l’inadeguatezza dell’assegno di rappresentanza col quale in molte sedi non si riescono a coprire neanche i costi della Festa Nazionale; e ricordo il problema mai risolto dell’assicurazione sanitaria all’estero che sta diventano un onere molto gravoso per le nostre famiglie al di fuori dell’Unione Europea. In questo quadro allarmante, non potremo tollerare nessun altro intervento a danno delle nostre remunerazioni. Esplicitamente vorrei mettere in guardia da ipotesi scriteriate di tassazione delle indennità di servizio all’estero che assumerebbero in tal modo natura retributiva e produrrebbero un aggravio della finanza pubblica rendendole conseguentemente e fatalmente rilevanti per le pensioni e le liquidazioni. Su un piano più generale ci colpiscono delle patologie sulle quali, Signor Ministro, ci auguriamo che lei voglia attivarsi con i suoi colleghi di Governo: L’approccio delle riduzioni lineari di bilancio a tutte le Amministrazioni comporta guasti drammatici per una struttura piccola come la nostra e sono certa che lei non voglia assumere la responsabilità della smobilitazione della diplomazia italiana. La sua passività, più che come semplice disimpegno, potrebbe essere percepita come corresponsabilità nello smantellamento del Ministero degli Affari Esteri. La solerzia mostrata della nostra Amministrazione nell’attuazione di riforme e ristrutturazioni dolorose, a nostro giudizio talora anche eccessiva rispetto alle indicazioni generali della Funzione Pubblica, non ci ha evitato al momento dei tagli di essere equiparati alle amministrazioni meno virtuose. “Fare di più con di meno” non è certamente più possibile ed è venuto il tempo di invertire la tendenza anche perché, come dicono gli anglo-sassoni, “doing more with less means doing things, more or less”… La concezione di queste ultime finanziarie, manovre e misure di contenimento della spesa lede profondamente il principio di auto-organizzazione su cui si fonda il potere delle amministrazioni, inclusa quella degli Affari Esteri: incertezza di risorse, interferenze nelle modalità di gestione (com’e’ avvenuto ad esempio con le condizioni poste dal MEF alla redazione del nuovo decreto missioni), meccanismi indiretti di rallentamento della spesa ed eliminazione di margini di flessibilità (come ad esempio sulle variazioni compensative tra capitoli di bilancio affini) incidono negativamente sulla capacità di programmazione e sul rispetto degli impegni e un Ministero che non funziona non serve a nessuno. La semplificazione amministrativa non si è realizzata, anzi per alcuni versi si assiste ad una burocratizzazione delle procedure che costa, quantomeno in termini di impiego di ore/uomo, senza produrre risultati significativi dal punto di vista sostanziale. L’introduzione di procedure informatizzate realizzate dall’Amministrazione, come “il progetto @doc”, rappresenta un lodevole sforzo di modernizzazione. Nel disegnare questi strumenti sarebbe peraltro auspicabile un maggiore coinvolgimento degli utilizzatori finali per i quali andrebbero varati adeguati programmi di formazione. In ogni caso, molto deve essere ancora fatto anche in termini di investimenti in infrastrutture e cultura informatiche. La sfida dell’efficienza e dell’efficacia della comunicazione, sia interna che esterna, corre ormai sui binari del Web 2.0 e si basa sulla capacità di utilizzo di strumenti e servizi come Twitter, Wikipedia, Youtube e i Blogs, che sono in larga misura inaccessibili dalle nostre postazioni. I motivi di sicurezza e i problemi strutturali che sono stati evocati al riguardo devono essere superati per consentirci di stare al passo con i tempi. Sappiamo che non esiste uno sviluppo professionale senza una preparazione continua e consideriamo positivamente i risultati ottenuti dall’Amministrazione con le limitate risorse a disposizione per la formazione. I tagli alla spesa in questo settore vitale per il nostro futuro professionale sono inaccettabili perché dobbiamo essere competitivi a livello europeo e professionalmente credibili sul piano internazionale. Investimenti nel settore della formazione sono indispensabili per preparare una classe dirigente che sia in grado di fronteggiare le sfide manageriali che si presentano nel settore pubblico e più specificamente nel nostro Ministero. Ci auguriamo pertanto che l’encomiabile sforzo fin qui condotto dall’Istituto Diplomatico nel settore dell’Apprendimento a distanza possa continuare e avvalersi delle risorse e delle professionalità necessarie. Infine, esiste indubbiamente un problema di informazione sul nostro ruolo al quale ci aspettiamo che sia posto rimedio: nell’era della comunicazione globale non è più ammissibile che l’opinione pubblica, la stampa, il settore privato e, quel che e’ ancora più grave, le istituzioni pubbliche siano ancora vittima di idee vetuste su cosa facciano quest’Amministrazione ed il suo personale. Noi faremo la nostra parte, ma abbiamo bisogno di essere legittimati dai poteri di cui siamo emanazione ed esecutori e contiamo sulla Sua sensibilità di esperto dell’amministrazione pubblica per lanciare pubblici messaggi di solidarietà, comprensione ed incoraggiamento analoghi a quelli che ci pervengono regolarmente nei momenti di crisi dal Capo dello Stato. Signor Ministro, noi apprezziamo le sue manifestazioni di stima nei nostri confronti, ma Le chiediamo ancora una volta un’iniziativa politica decisa nelle sedi appropriate. La invitiamo a farsi promotore in Consiglio dei Ministri e in Parlamento di proposte che consentano di superare la crisi e di produrre, come si diceva nella nostra mozione, un allineamento tra obiettivi prioritari di politica estera e mezzi disponibili, tenendo conto che la valorizzazione del capitale umano, nella società della conoscenza, costituisce ormai la condizione primaria dello sviluppo più ancora del vincolo finanziario. Chiediamo a lei, Signor Ministro, e all’Amministrazione di tutelare il capitale umano della Farnesina nell’interesse del nostro Paese.
on. Franco FRATTINI, MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI - Grazie molte. In primo luogo devo dire: "Complimenti al nuovo direttivo, al ministro Accili nuova presidente, nuovo organismo che da qualche tempo ha assunto la direzione del SNDMAE". E voi sapete che è sempre un'occasione fruttuosa quella di incontrarvi, di incontrare questo sindacato che evidentemente è non soltanto un elemento di stimolo molto forte per la guida della diplomazia italiana che mi è affidata, ma anche un elemento di supporto costruttivo che io riconosco è stato anche di recente estremamente utile, ad esempio nel delineare le prospettive della riforma organizzativa di questo Ministero. Ho ascoltato e ovviamente non vi è nulla di nuovo, ma purtroppo qualcosa che si aggrava nell'inquietudine che la relazione della Presidente ha oggi offerto. E ovviamente il documento che voi avete approvato il 23 febbraio contiene punti che rapidissimamente scorrerò nel corso del mio intervento per dare anche qualche reazione alle suggestioni importanti. Preferirei iniziare le mie riflessioni, però, su quello che funziona, non su quello che non funziona. Io ritengo che questo Ministero e la diplomazia italiana siano nel mondo una dimostrazione costante di professionalità, di capacità, di valore e che, vede, ministro Accili, la lettera che il Presidente della Repubblica ha mandato a me per voi è soltanto l'ultimo segno, non usuale che un Capo dello Stato scriva una lettera di questo genere, per riconoscere il valore e la professionalità che voi avete dimostrato e che dimostrate sul campo e che io posso testimoniare. In tutto questo, evidentemente, va riconosciuto e confermato il principio che la diplomazia italiana costituisce uno dei pilastri del sistema dello Stato. La politica estera di un Paese è il Paese, quindi la diplomazia che lo esprime è lo strumento con cui il Paese si presenta. Mi permetto di dire, con la franchezza che voi probabilmente mi riconoscerete, io non ritengo affatto che l'Italia sia "a fondo" nella scena internazionale, ritengo al contrario che grazie a voi la diplomazia italiana, il nostro Paese ottengano giorno dopo giorno risultati importanti. Lo vedo sulla scena internazionale, lo vedo nei momenti difficili delle crisi che hanno attraversato il Mediterraneo, l'ho visto nell'azione valorosa di diplomatici italiani che in momenti anche difficoltà personali, penso alla crisi libica. sono stati gli ultimi a lasciare e i primi ad informare il Ministero e il Governo italiano di quello che stava accadendo e di come stava accadendo, anche andando controcorrente rispetto a pubblicità e informazioni che in alcune fasi avevano deviato l'opinione pubblica italiana. Questo credo che sia da riconoscere a voi per quello che avete fatto e per quello che fate. Credo anche che la vostra dedizione al servizio delle Istituzioni sia qualcosa che certamente non è compensata dalle risorse che voi ricevete, ma che non può essere collegata. E' una dedizione che o si ha o non si ha. E' la dedizione che mi ha accompagnato sempre in tutta la mia carriera istituzionale, in questo periodo di vita pubblica che certamente finirà e che mi riporterà alla Magistratura da cui provengo, Istituzione alla quale io ho sempre guardato, come voi guardate alla diplomazia come un'Istituzione in cui si crede. Certamente le risorse sono fondamentali, ma la dedizione che voi avete al senso del dovere è sicuramente superiore a quello che voi ricevete in cambio. Ciò nonostante continuate a farlo. Dico questo evidentemente senza sottrarmi, come farò a delle riflessioni anche sull'importante cahier de doléances che ho ascoltato. Abbiamo delle sfide davanti a noi e queste sfide francamente abbiamo cercato come potevamo di affrontarle insieme e di affrontarle innanzitutto insieme a questo sindacato che voi oggi rappresentate. Io credo che sia giusto ricordare quello che l'Amministrazione ha fatto, oltre a quello che l'Amministrazione non ha fatto e siccome al SG va il mio personale ringraziamento per l'impegno e la dedizione continua che egli mette nella sua funzione di coordinamento delle attività dell'Amministrazione, credo che sia giusto ricordare ad esempio come l'accordo per il personale diplomatico nel biennio 2008-09 sia un accordo che ha, almeno in parte, diciamo così, ottenuto quei risultati che il Sindacato auspicava. Credo che alcuni aspetti di questo accordo che abbiamo ovviamente fatto con voi dimostri come l'attenzione all'incremento del trattamento economico complessivo come quello, ad esempio, all'equiparazione tra i trattamenti del personale comandato e fuori ruolo a quello in servizio alla Farnesina siano due aspetti che sono venuti incontro a delle attese forti della categoria e a cui abbiamo cercato di rispondere in modo soddisfacente. Mi permetto di dire che la riforma dell'Amministrazione centrale che è in vigore solamente da pochi mesi, il 16 dicembre con l'ambasciatore Massolo ne festeggiammo l'entrata in vigore, dicendo che si trattava di un passo in avanti che dà a questa Amministrazione una visione complessiva, e quindi una riforma piuttosto ambiziosa quanto alla visione. Mi permettevo di dire, dicevo, sarebbe difficile immaginare che una riforma entrata in vigore a dicembre possa già aver prodotto degli effetti visibili, significativi, e in qualche modo tangibili dopo soltanto quattro mesi. Abbiamo fato un primo passo importante. Il passo che stiamo compiendo è quello di attuare la riforma nel migliore dei modi. Io volli fortemente in questa riforma, ad esempio, valorizzare il personale dirigenziale più giovane, i funzionari che avranno l'incarico di Direttore Centrale, quelli che lo hanno già, quello che aspirano un giorno ad averlo e la loro autonomia d'azione nell'ambito del coordinamento delle Direzioni Generali e in qualche modo una flessibilità anche d'impiego delle varie professionalità, che è uno dei valori aggiunti di questa riforma. Certamente un altro tema che voi affrontate nella mozione di febbraio è quello relativo alla razionalizzazione della rete. E' un tema che ci ha impegnati molto. Ci sta impegnando nel confronto con voi, nel confronto con le forze politiche, cioè con il Parlamento, abbiamo pensato che questo intervento di razionalizzazione che, come sapete, riguarda i Consolati e non le Ambasciate, riguarda per lo più, in stragrande maggioranza, i consolati europei, possa meglio riflettere in un mondo che cambia, come voi insegnate a me, la nuova dimensione delle collettività italiane all'estero che evidentemente 15 o 20 anni fa... 30, erano strutturate in modo diverso sul territorio europeo, oggi probabilmente ha un valore aggiunto per l'Italia e per la politica estera dell'Italia un nuovo consolato in Cina o in India piuttosto che molti consolati in Belgio o in Germania. E ciononostante salvaguardiamo i consolati che hanno un'importante ragion d'essere anche se sono a poche centinaia di chilometri dal confine nazionale, in alcuni casi anche molto meno. E' chiaro che questo equilibrio non è facile, è chiaro che si deve tener conto di molte esigenze, ma è chiaro anche che la politica dell'Italia a cui voi avete tanta attenzione e cui vi dedicate con tanta dedizione, richiede che un mondo che cambia comporti l'adeguamento di una rete come quella della Farnesina che ha come valore aggiunto quella duttilità e quella della capacità di adeguarsi alle nuove sfide. Noi abbiamo voluto lavorare a questa, in qualche modo, razionalizzazione della rete, lavorando con voi, ed ho apprezzato il contributo sempre costruttivo - devo dirlo - del SNDMAE, di cui abbiamo recepito molte indicazioni e anche molte istanze puntuali dedicate a questa o quell'area, a questo o a quel consolato, in qualche caso. Abbiamo fatto un passo in più, aprendo una nuova ambasciata, le procedure sono aperte per il Turkmenistan... è una realtà che interessa molto all'Italia, gli interessi alla sicurezza energetica nazionale ci porteranno anche in Turkmenistan e abbiamo dovuto con grande rapidità riattivare il Consolato generale a Bengasi, perché le vicende di queste settimane, come sapete, lo hanno richiesto. Stiamo lavorando sugli Istituti di cultura. Io ho dedicato molto tempo anche alla proiezione e promozione della cultura italiana nel mondo come strumento di politica estera. E' un qualcosa che ho visto anche dare frutti importanti. L'ho visto in molte occasioni. Abbiamo registrato risultati e apprezzamenti importanti sia nel corso di eventi individuali, sia nel corso di annualità che abbiamo dedicato alla cultura cinese, ora russa, alla presentazione presso l'Expo di Shangai, che il Ministro Accili conosce personalmente avendo dedicato grandissima esperienza e impegno a questo che è stato un grande successo per l'Italia ma per la promozione della cultura italiana e molto ancora dobbiamo fare. Sapete bene che l'ulteriore ambito di lavoro è stata la riforma della normativa consolare. Una normativa nuova che è entrata in vigore nel 2010 e ha cambiato una normativa vecchia di oltre 40 anni, risaliva al 67 e che ovviamente ancora una volta dobbiamo attuare, applicare pienamente. So bene, ministro Accili, che la semplificazione ancora non ha portato i risultati voluti, ma, dopo molti e molti anni,nel dicembre scorso è entrato in vigore il regolamento sull'autonomia finanziaria e gestionale delle sedi. Ricordo che quando arrivai qui per la prima volta, nominato Ministro degli Esteri nel 2002 una delle prime richieste di questo Sindacato e dell'Amministrazione fu dare maggiore autonomia amministrativo-contabile alle sedi all'estero. Sono tornato nel 2008 e finalmente nel 2010 ci siamo riusciti. Abbiano iniziato, non concluso, un percorso...abbiamo distribuito le risorse a gennaio alle sedi e fermo restando l'impegno che è un impegno pressante alla richiesta e alla ricerca di nuove risorse che possano arricchire il budget delle sedi che è un budget quasi sempre carente, insufficiente, la partenza del meccanismo di semplificazione, la partenza del meccanismo di autonomia contabile è un risultato che non credo si debba nascondere o tacere. Altra grande sfida dinanzi a tutti voi, è la partecipazione alla sfida che l'Europa ha cominciato ad affrontare: il SEAE. Ho molto incoraggiato il Segretario Generale a moltiplicare gli strumenti di conoscenza e di pubblicità per i posti del SEAE e di mettere in condizione coloro che lo desiderano, e io mi auguro che ci siano sempre più numerose istanze e domande in questo senso, di essere in condizione, con un'adeguata formazione anche per i funzionari italiani, propedeutica al servizio nel SEAE, di partecipare a questa sfida europea. Anche qui abbiamo partecipato, con numerose candidature italiane, sono stato tre anni e mezzo vicepresidente della Commissione e quindi conosco un po' i meccanismi di selezione. La selezione porta di regola a far vincere dopo un importante scrutinio che si svolge in vari livelli. Lo sapete, non c'è bisogno che io ve lo ricordi. Il fatto che due candidature abbiano ottenuto successo a livello apicale, quella di Ettore Sequi per Tirana e quella della dottoressa Zappia come capo delegazione dell'ONU a Ginevra, due sedi tutt'altro che marginali, dimostra che anche in questo i diplomatici italiani hanno evidentemente qualità, e io incoraggio molto a continuare questa attenzione, sia in prospettiva sia nell'immediato per il SEAE. L'Istituto diplomatico sta facendo davvero un buon lavoro, anche in questo concordo con il ministro Accili, proprio per intensificare i corsi sulle tematiche comunitarie. Voi sapete che vi sono altri Paesi particolarmente aggressivi che stanno dedicando grande attenzione alla preparazione di loro funzionari per accesso ai posti nel SEAE, del quale ora tutto sommato non vediamo una vera e propria esplosione, come avremmo desiderato, ma che io credo costituisca un investimento da fare ora perché in tempi non lunghissimi il SEAE comincerà ad esprimere le sue potenzialità e saranno potenzialità interessanti. Stiamo lavorando sul sistema di valutazione, sul sistema di misurazione che attua la riforma meritocratica, diciamo così, per la valutazione del personale. Ricordo molte volte in incontri con il SNDMAE l'auspicio che questo sindacato aveva svolto perché una riforma meritocratica, capace di premiare le capacità e le professionalità fosse finalmente attuata. Ora questo è uno strumento che ci permette, in collaborazione con voi, di dare il giusto risalto in tutti i sensi a chi ha meritato, rispetto, diciamo, a chi ha meritato di meno. E' un modo che mi sembra fisiologico di concepire il merito anche in un'Amministrazione che nel suo complesso merita moltissimo. Quindi, non vedo questa un'Amministrazione dove ci siano i fannulloni, però ci sono quelli che forse hanno espresso una migliore capacità rispetto a una media che, devo dire, è una media sicuramente più elevata della media di altre amministrazioni pubbliche... questo lo sapete da voi, non c'è bisogno che ve lo ripeta io. Però mi piace farlo. Stiamo lavorando su un vasto piano di assunzioni. Ne ha parlato Lei, ministro Accili. Questo piano di assunzioni è quasi dato per scontato. Siamo una delle pochissime amministrazioni dello Stato che ha ottenuto il via libera ad assunzioni di personale diplomatico: abbiamo già i primi 35 Segretari di Legazione in prova. Permetterà anche di assumere, come il sindacato auspica, dirigenti e qualifiche funzionali. Non sono molte le altre amministrazioni: si contano sulle dita di una mano, ce lo riconosciamo tutti quanti, è stato lo sforzo che insieme l'Amministrazione, il Sindacato e io stesso abbiamo compiuto per spiegare al MEF che in un momento di rapida transizione sulla scena internazionale non si poteva bloccare l'afflusso di nuove risorse umane. Non sufficiente, non ancora completo, i concorsi stanno partendo, salvo quello diplomatico che ha già ottenuto il primo risultato importante, ma la macchina è in moto anche sulle assunzioni. Non mi sfugge il tema delle promozioni bianche. Comprendo le vostre decisioni. Io sono tuttora alla ricerca di una soluzione possibile, che da un lato possa evitare la class action che voi avete intenzione di studiare o anche di presentare, e che dall'altra introduca con uno strumento normativo mirato quella che a mio avviso è un riequilibrio giusto per un principio di diritto che è assolutamente evidente, cioè alla titolarità di una funzione devono corrispondere trattamenti economici corrispondenti. Voi la chiamate "promozione bianca", io la chiamo "necessaria corrispondenza tra una prestazione e un trattamento". E' un principio che la Costituzione ha stabilito come pilastro fondamentale nel pubblico impiego. Quindi, su questo, come dire, siamo assolutamente d'accodo; dobbiamo trovare evidentemente una norma con una copertura finanziaria idonea, non perdo le speranze di trovarla e di trovare anche il veicolo normativo dove introdurla. Ho ascoltato alcune riflessioni anche sul trattamento di missione all'estero. Comprendo la vostra preoccupazione ed è per questo che ho, come dire, moltiplicato gli sforzi per firmare finalmente, cosa che ho fatto, con il Ministro Tremonti, il decreto interministeriale che ridetermina quello che probabilmente voi auspicavate, il trattamento di missione all'estero: è alla Corte dei Conti, il procedimento è quindi in corso di positiva soluzione. Abbiamo lavorato un po', abbiamo superato le ben note perplessità formali, formalistiche, chiamatele come le volete, ma insomma siamo riusciti a spiegare le ragioni che imponevano una rideterminazione dei trattamenti di indennità di missione. Evidentemente, vi sono molte altre cose su cui si potrebbe riflettere: il tema della differenza nei trattamenti di fine rapporto. So bene che il funzionario che cessa il servizio nella sede estera ha un trattamento peggiore di quello che cessa il servizio qui al Ministero. L'abbiamo approfondita, evidentemente parlare di retribuzioni figurative è giuridicamente difficile da dimostrare e da spiegare, probabilmente cercare una riattribuzione di risorse in questo settore per incrementare gradualmente le posizioni minime, questo è qualcosa sui cui invece possiamo lavorare. Anche questa è un'ingiustizia che si tenta in qualche modo ad aggirare con l'éscamotage del rientro in Italia qualche mese prima del collocamento. Ma mi rendo conto che molto più limpida, molto più chiara sarebbe la soluzione di una perequazione che non può essere giuridicamente il trattamento figurativo, su questo abbiamo avuto dei pareri giuridici piuttosto chiari, ma credo che la Segreteria generale consideri ipotizzabile, trovando adeguata copertura, l'altra forma, quella dell'incremento delle posizioni minime. Questo potrebbe ovviare al problema. Stiamo lavorando sulle retribuzioni di risultato. E' un tema su cui certamente dobbiamo arrivare alla liquidazione in tempi rapidi della retribuzione e qualche complicazione è derivata dal fatto che per la prima volta i funzionari fuori ruolo anche essi beneficiano di questo trattamento e quindi le Amministrazioni di appartenenza funzionale, intendo, dovranno darci gli elementi per poter valutare anche per loro questo trattamento di risultato. E' comunque un risultato perequativo che io ho condiviso e che come dicevo all'inizio abbiamo inserito nell'ultimo contratto. Noi abbiamo determinato il trattamento, l'ammontare, diciamo, complessivo relativo al 2010 e egli enti presso cui prestano servizio i funzionari ci daranno, spero prestissimo, il SG ci sta lavorando, tutti gli elementi per arrivare alla liquidazione del trattamento di risultato. Concludo queste mie riflessioni per dire che se scorro la vostra mozione del 23 febbraio, non trovo punti insormontabili, e non trovo punti che mi vedano né perplesso né contrario, alcuni di questi li ho già incontrati li ho già e commentati, vedo dei punti che si sono sintetizzare nell'orgoglio di una carriera che sa di meritare, nella giusta attesa per un trattamento economico e per delle risorse in tanti settori, anche le risorse funzionali e strutturali che certamente sono insufficienti rispetto a quella che è la vostra aspettativa e questo certamente verrà considerato perché i risultati si vedono e infine una consapevolezza emerge da questo documento, che il vostro Sindacato è un Sindacato che concorre nella consapevolezza di una professionalità di tutti i funzionari diplomatici a realizzare l'interesse nazionale. Ne siamo orgogliosi noi, ne sono orgogliosi i rappresentanti di Governo e giustamente ne siete orgogliosi anche voi. Grazie.
ACCILI – Consentitemi di offrire un bicchiere d’acqua al Ministro. Questa è offerta dai Soci, perché il Sindacato può comprarla. Il Ministero quando fa riunioni anche con delegazioni ad alto livello non lo può più fare, apparentemente. Scusate queste battute. Volevo solo replicare su un punto al Ministro per quanto riguarda il famoso decreto missioni. Il problema è proprio il decreto missioni, perché il decreto aihmé fotografa forse la migliore soluzione che è stato possibile individuare d’intesa con il MEF, che però è una soluzione punitiva per noi. Il punto è proprio quello e prima ancora che questo decreto entri in vigore, i nostri colleghi del MEF, per le categorie… siamo espliciti, di loro diretto interesse, hanno già ottenuto o chiesto un’esenzione. Nella Comunitaria 2011 si chiede l’esclusione dall’applicazione di questo decreto e quindi di tornare all’applicazione della vecchia normativa, che era evidentemente più confacente, più soddisfacente, a tutti coloro che vanno in missione a Bruxelles per le riunioni comunitarie… anche noi, certo, però… fare noi un decreto che sappiamo già essere insoddisfacente… Capisco che forse per l’Amministrazione non era possibile fare diversamente, ma con il varo di quel decreto, forse inevitabile per l’Amministrazione, il problema si apre, non si chiude… quindi bisognerà lavorare oltre quel decreto che forse era la soluzione intermedia.
FRATTINI – Senza il decreto era impossibile operare, anche liquidare i trattamenti. Questo è un po’ il problema.
ACCILI – Questo per dire che purtroppo non l’abbiamo risolto il problema.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – Grazie, Maria Assunta. Io volevo ringraziare l’on. Ministro per il suo intervento, le sue parole di apprezzamento e incoraggiamento nei confronti della nostra professionalità. Anche la consapevolezza che ha mostrato per le nostre istanze, non ci sono tutte le risposte, ma c’è la coscienza che ci vogliono delle risposte. Anche per averci un po’ ricordato l’altra faccia della medaglia, il bicchiere mezzo pieno, i traguardi raggiunti di cui siamo fieri e che sono credo il frutto dei nostri sforzi, e della nostra abnegazione. Rimangono però troppe ombre e troppe problematiche. Io credo che il dibattito che vorrei aprire adesso, sicuramente, lo esprimerà nuovamente. Presidente, se sei d’accordo, io credo che l’intervento di un ambasciatore in prima linea in questo momento, in un’area calda. Vincenzo Petrone da Tokyo. Vediamo se le prove tecniche ci consentono di iniziare con lui.
Vincenzo PETRONE – Mi sentite? Pronto?
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – Vincenzo, ci senti… ci sei?
PETRONE - Sì perfettamente. Buongiorno.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – A te la parola. Non sei troppo contaminato, spero no?
PETRONE - No, la luminescenza che vedete dietro di me non è radioattività e comunque non si trasmetto per skype. Io volevo approfittare intanto per ringraziare tutti coloro che sono qui in Assemblea e tanti di loro ci hanno seguito nei giorni difficili, minuto per minuto, giorno per giorno e grazie soprattutto a chi nella Segreteria Generale, nell’Unità di crisi, al Gabinetto, alla Direzione Generale del Personale ci ha seguito nelle minutaglie dei problemi che pur esistevano davanti alla crisi. Però c’è un commento che io mi permetto di offrire a 10.000 km di distanza, avendo ascoltato sia la relazione della nostra presidente sia l’intervento dell’on. Ministro. Riguarda il concetto generale di risparmio. Io sono tra quelli che ritengono che in questo momento i sacrifici siano necessari per tutti e probabilmente sono inevitabili anche per il MAE. Sostengo anche che al MAE devono essere sopportati da tutti, diplomatici e non diplomatici, ma sostengo anche che forse è arrivato il momento di chiedere al Governo nel suo complesso di dirci come vuole realizzare la proiezione di politica estera del nostro Paese. Lo dico perché, mentre si procede a delle comprensibili riduzioni di bilancio, anche al MAE, non si procede invece a dei risparmi che sono assolutamente doverosi, nella razionalizzazione degli strumenti di politica esterna italiana: io mi riferisco all’Istituto del commercio estero, mi riferisco all’ENIT, mi riferisco alla SIMEST, mi riferisco a InviItalia: sono tutti organismi che stanno piano piano morendo perché non hanno le risorse e forse non hanno più neanche, le risorse umane per far bene il loro mestiere, ma fiorirebbero, secondo me, in una seconda primavera se venissero inserite in una politica estera complessiva che è quella che il MAE è in grado di gestire. E in questo contesto io sono convinto, ma credo che ci voglia poco a dimostrarlo, che i risparmi sarebbero sufficienti a risolvere il problema delle promozioni bianche e forse anche il problema delle missioni. Ora si tratta naturalmente di volontà politica, nel senso che mi rendo conto che ci sono delle resistenze, tanto vero che questa razionalizzazione non si è potuta fare finora, ma credo sia arrivato il momento di dare alla nostra proiezione esterna una geometria più razionale e soprattutto economicamente più comprensibile per chi utilizza i nostri servizi. Io credo che soltanto dall’accorpamento dell’ICE al MAE noi probabilmente risparmieremmo in infrastrutture, servizi di supporto, logistica, trasporto e via discorrendo qualche milione di euro, che sono quelli che poi ci fanno soffrire tanto in tanti altri aspetti della nostra attività. Scusatemi la mia pervicacia nel tornare su questi argomenti, ma io credo che se noi avessimo un disegno di proiezione esterna complessiva, potremmo ad esempio a luglio convocare una grande riunione, gli stati generali della proiezione esterna italiana per cercare di lanciare nel Paese un progetto molto ambizioso che secondo me la gente capirebbe, gli imprenditori capirebbero, Confindustria capirebbe, Confcommercio capirebbe, e probabilmente riceveremmo l’appoggio politico di cui avremmo bisogno per far comprendere al MEF che la politica estera non è una priorità secondaria, ma è una priorità di assoluta preminenza. Grazie mille e buon lavoro.
MACCOTTA - PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA - Grazie, Vincenzo.
(il Ministro Frattini lascia l’Assemblea)
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – Continuiamo con il dibattito. Passerei la parola al collega Francesco Greco, della Santa Sede… come vuoi. Vuoi venire al posto del Ministro? C’è un microfono volante…
Francesco GRECO – Sì, grazie. Quello che ha preannunciato il sig. Ministro a proposito delle cosiddette promozioni bianche, mi indurrebbe a ridimensionare ciò che intendevo dire a una pura e semplice “comunicazione di servizio”.Però, essendo abituati a lavorare nel cosiddetto worst case scenario, noi intanto dobbiamo comunque andare avanti con la nostra azione in sede giurisdizionale.Vi dico,in due parole, quello che abbiamo fatto con Maria Assunta Accili e con i colleghi interessati. I funzionari che vengono annualmente promossi sono un centinaio, all’incirca un nono dell’intera carriera, il che vuole dire che in tre anni questo provvedimento “iniquo” riguarderà ben un terzo dell’intera carriera. Ciò premesso, abbiamo preso contatto con un avvocato amministrativista.La scelta, in questi casi, non è semplice perchè è difficile dare consigli in materia di avvocati e di medici. Abbiamo individuato ,di comune accordo anche con Cristina (con cui ne discutemmo tempo fa), il nome di un avvocato che nella nostra esperienza, parlo anche della mia come ex- Capo ufficio II del Personale, è risultato adatto a questo tipo di ricorso. Questo avvocato ogni volta che lo ho visto all’opera mi è sembrato in grado di ribaltare anche situazioni a prima vista assai sfavorevoli al ricorrente oltre che persona molto concreta. I colleghi finora interessati, quindi i neo-promossi Ambasciatori e i neo-promossi Ministri, hanno aderito in una percentuale elevatissima a questa azione. Stiamo quindi rimettendo all’avvocato le nostre deleghe a rappresentarci. La partita si gioca in due tempi, nella peggiore delle ipotesi in tre. Il primo è un ricorso che noi presentiamo al TAR del Lazio. Il nostro obiettivo è che a seguito del giudizio venga sollevata un’eccezione di non manifesta incostituzionalità della norma che prevede le cosiddette promozioni bianche. A quel punto il tutto verrebbe rinviato alla Corte Costituzionale per un giudizio di merito sulla costituzionalità della norma. Nella peggiore delle ipotesi, se il TAR non sollevasse quest’ eccezione, dovremmo ricorrere al Consiglio di Stato. Questo appare l’unico modo di arrestare le promozioni bianche che riguardano tutto il personale civile dello Stato (ma le amministrazioni in divisa sono riuscite a chiamarsene fuori e per i magistrati il discorso è meno sfavorevole). Il dies a quo dal quale decorreranno i 60 giorni ancora non è certissimo, dovrebbe essere il momento in cui veniamo a conoscenza -con la registrazione del decreto- dell’avvenuta promozione. E’ ovvio che ciascuno di noi potrà esercitare ogni possibile e consentita azione di promozione della nostra tesi (lobby) in vista della fase “amministrativa”.Ma è in sede di Corte Costituzionale che si svolgerà la partita vera: a quel momento confidiamo che sia l’On. Ministro stesso a sostenere, nelle forme ritenute più opportune, la nostra causa (e immagino che il SG gli trasmetterà questo nostro auspicio). I tempi non saranno rapidissimi. Si andrà comunque avanti e quando questa disposizione sarà stata auspicabilmente dichiarata incostituzionale… a quel punto ne avremo cancellato gli effetti a cascata per tutte le 300 persone che in tre anni ne sarebbero state penalizzate.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA – Francesco, scusa se ti interrompo. Per rimanere in tema, visto che il tempo è denaro, mi dicono… per lasciare anche spazio agli altri…
GRECO – Ho finito… rivolgersi ad un unico avvocato semplifica le cose (a noi e allo stesso TAR…) e ci consente di ottenere un trattamento particolarmente favorevole: ce la dovremmo cavare con soli 1.500 euro a persona per i neo- Ambasciatori, 1.000 euro per i neo-Ministri. Speriamo bene.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA – Allora... without much ado... Sara Rezoagli da Islamabad. A te, Sara.
Sara REZOAGLI - Porgo i miei saluti all’Onorevole Ministro, ai vertici dell’Amministrazione, alle colleghe e colleghi. In realta’ non so chi sia presente in sala o che cosa sia stato detto; intervengo telefonicamente senza poter seguire i lavori in streaming, perché la connessione internet nella nostra Ambasciata è malfunzionante. Abbiamo segnalato già molto tempo fa la situazione e ci e’ stato formalmente risposto che, a causa delle ristrettezze di bilancio, non e’ possibile provvedere. L’Ambasciata di un Paese G8 in una Sede non irrilevante non ha nemmeno i fondi necessari per far funzionare internet. Questo è solo un esempio: non abbiamo fondi per la promozione commerciale, in un Paese che presenta notevoli opportunità per le imprese italiane. Abbiamo attività e programmi di cooperazione in tutte le province di uno Stato vasto tre volte l’Italia, ma non abbiamo fondi per i viaggi di servizio. Le altre Ambasciate europee, grandi e piccole, sono alloggiate in sedi ampie, prestigiose e ben mantenute, dove possono organizzare, con fondi delle loro Amministrazioni, frequenti eventi culturali e attività di promozione economica. I funzionari delle altre Ambasciate dispongono di fondi per missioni e viaggi di servizio e non devono pagarli di tasca propria; dispongono di biglietti aerei pagati dalla loro Amministrazione per frequenti viaggi di congedo e, in una sede come questa, periodi di riposo aggiuntivi alle ferie. La crisi economica ha colpito ovunque nel mondo: ma gli altri, pur nel clima di austerità, dispongono ancora dei fondi necessari per assicurare un efficiente funzionamento. Gli altri non dispongono solo di adeguate risorse finanziarie: dispongono anche di adeguate risorse umane. Una Ambasciata G8 in un Paese non irrilevante come la nostra è stata mandata avanti per mesi da 4 o 5 persone di ruolo, Capo Missione compreso, su 12 in organico, tra posti vacanti e ritardi negli avvicendamenti. 4 o 5 persone di ruolo hanno dovuto assicurare una presenza e visibilità italiana paragonabile a quella di Francia e Germania, che dispongono di decine di funzionari, impiegati ed esperti. Peraltro, anche a pieno organico siamo sottodimensionati, come lo sono molte altre Ambasciate italiane. A Islamabad le Ambasciate di Paesi come il Belgio, l’Olanda, la Svezia, la Danimarca, la Polonia e la Repubblica Ceca, ed altri che non hanno in questa regione né una presenza tradizionale, né particolari interessi, hanno più funzionari di noi. Noi siamo al livello di Grecia, Finlandia e Romania. In queste condizioni, senza soldi e senza personale, siamo costretti a eccellere nell’arte di arrangiarci, improvvisandoci esperti di ogni settore, rassegnandoci alla superficialità e a sacrificare per mancanza di tempo attività potenzialmente utili, arrabattandoci per organizzare qualche evento, finanziando l’Amministrazione ogni volta che, a nostre spese, facciamo visite necessarie ai progetti italiani fuori dalla capitale, possibilmente nel fine settimana perché in orario di ufficio c’è troppo da fare. Senza parlare degli enormi sacrifici per quanto riguarda la vita personale e famigliare. I colleghi stranieri ci guardano con un misto di ammirazione, pietà e ironia, i partner locali non si capacitano che l’Ambasciata di un Paese industrializzato sia così povera di risorse. Molte altre Ambasciate italiane sono nella nostra situazione. Tentiamo di fare la politica estera della Francia e della Germania con meno risorse del Belgio, né si intravede la fine di questi continui tagli di bilancio che stanno soffocando l’operatività della nostra rete. I sacrifici compiuti dal personale, diplomatico e non, per mantenere a galla le sedi in queste condizioni non vengono adeguatamente riconosciuti. Lavorare per quattro con grandi responsabilità in condizioni di perenne emergenza e possibile rischio non accelera la promozione, non dà accesso a funzioni superiori nella prossima sede, non frutta nessun premio né incentivo. Il sistema di valutazione non riflette le reali capacità dei funzionari e anche qualora lo facesse, sarebbe inutile, perché l’attuale sistema di carriera e funzioni è molto lontano dalla meritocrazia. L’unica soluzione, se non si vuole meritocratizzare il sistema di avanzamenti, è lo sganciamento grado-funzioni, in modo che i funzionari che hanno dimostrato di sapersi assumere responsabilità possano essere adeguatamente valorizzati, motivati e utilizzati. Allo stesso modo, e’ necessario un sistema di incentivi per i dipendenti non diplomatici, che condividono in moltissimi casi i nostri sforzi e sacrifici, e nemmeno hanno la prospettiva di una carriera. Non ho il tempo di affrontare altre questioni prioritarie: dalle inaccettabili promozioni bianche al proseguimento della semplificazione; dalla facilitazione del fuori ruolo alla formazione. Tra tutti, vorrei solo toccare, in conclusione, il tema fondamentale delle pari opportunità. Anche un Paese come il Pakistan ha ed ha avuto più donne Ambasciatrici rispetto all’Italia, inviandole nelle sedi di massimo prestigio. Sono necessarie misure attive per promuovere la parità tra uomo e donna ed evitare discriminazioni, assicurando – non solo per la parità di genere - la massima trasparenza nelle promozioni ed assegnazioni, incluse quelle al Ministero. Più’ in generale, è necessario prevenire e combattere ogni discriminazione, il mobbing e gli abusi di potere da parte dei superiori, promuovendo rapporti improntati alla rule of law ed un ambiente di lavoro corretto e sereno. Rinnovo gli auguri di buon lavoro al nuovo Consiglio ed i ringraziamenti a quello uscente.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – Grazie Sara per questa tua testimonianza diretta. Abbiamo due iscritti in lista, Mario Boffo e poi Guido Scalici. Pregherei comunque di essere succinti, adesso non so il SG quanto tempo abbia a disposizione per noi? Una ventina di minuti, mezz'ora... per dare la possibilità anche ad altri di intervenire, insomma... grazie.
Mario BOFFO – Sarò brevissimo. Intanto mi dispiace molto che il Ministro sia andato via, dopo un intervento, per carità, impostato al garbo, ma insomma fondamentalmente formale, di accoglimento del discorso del nostro Presidente e di pronuncia del suo intervento senza aspettare quelle che sarebbero state poi le repliche e senza aver potuto ascoltare la voce dell'Assemblea. Suggerirei che gli interventi che verranno fatti, sintetizzati, gli vengano inviati, anche come piccolo segno di delusione e della perdita di un'occasione di dibattito che ci sarebbe stato se si fosse trattenuto più a lungo; mi rendo conto che gli impegni sono molteplici, però vedo che il SG, che saluto e ringrazio, che ha impegni altrettanto gravosi, molteplici e fitti del Ministro, ci sta dedicando con molta pazienza qualche minuto in più.Quello che avrei detto al Ministro, fondamentalmente è questo: l'Italia non è a fondo, d'accordo, però lui stesso, in un messaggio rivolto alla rete un paio di anni fa, lamenta che il nostro Paese fa talvolta fatica a trovare ascolto in sedi internazionali. Questo è vero, è una delle ragioni e anche le condizioni in cui affonda la nostra struttura, costretta ad arrampicarsi sugli specchi per far quadrare mille cose. Sulle risorse è stato detto tutto. Sulla complicazione amministrativa, io mi sarei limitato a suggerire una cosa molto semplice: applicare con buon senso, pur in una rilettura e in una riattualizzazione, la norma sulla specialità. Basterebbe che il MAE fosse tenuto fuori da una serie di normative che servono all'interno, ma comportano contraddizioni e problemi fuori, partecipando invece a quegli aggiustamenti che si devono fare. Basterebbe questo, non ci sarebbe bisogno di tanti dibattiti. Sulla questione che ha sollevato Petrone degli enti che spendono soldi inutilmente, non mi dilungo, ma, insomma, bisognerebbe anche fare un discorso serio sul quadro dell'attività estera degli enti territoriali... non se ne può più. Queste sono risorse del Paese che dovrebbero essere destinate alla politica e alle attività estere e vengono spese come sappiamo. Le missioni. Le missioni sono le munizioni del MAE. Privarci della possibilità di fare missioni in condizioni decenti significa la stessa cosa che se mandassimo i militari in Afghanistan a fare le missioni di pace senza fucili... e credo che non ci sia nient'altro da aggiungere. Fondamentalmente è vero, è verissimo, credo che lo condividiamo senza prosopopea, e senza falsa modestia, che siamo bravi, come ha detto il Ministro. Però anche la cavalleria polacca del 1939, che per mancanza di carro-armati, ha attaccato i panzer tedeschi con la sciabola, era brava e sicuramente migliore degli avversari, però abbiamo visto come è finita. Qualcuno in alto loco a livello governativo, lo vuole capire che la bravura, l'impegno la dedizione che sicuramente ci sono e sono una risorsa, non bastano? Ho chiuso, grazie a tutti.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Grazie, Mario. Grazie anche per essere così sempre attivo nel circuito SNDMAE . Io esorterei i colleghi che sono qui oggi di fare altrettanto come Mario Boffo che dà un grande contributo. Adesso Guido Scalici... però veloce, e poi dopo i Confederati.
Guido SCALICI - Onorevole Ministro, nell’associarmi ai ringraziamenti per la Sua presenza alla nostra Assemblea, desidero menzionare brevemente un problema che riguarda in modo particolare i colleghi nati nel 1946 e negli anni immediatamente successivi. Ricordo che all’inizio degli anni ’90 il limite massimo di età pensionabile per la carriera Diplomatica fu elevato da 65 a 67 anni, determinando un corrispondente ritardo nelle promozioni e negli avvicendamenti all’estero, che sarebbe stato poi compensato – si disse – dai due anni aggiuntivi al termine della Carriera. Già con legge 133 dell’agosto 2008 tale facoltà per il dipendente fu subordinata alle esigenze dell’Amministrazione: a tal fine la S.V. con proprio decreto n. 87 del 17 aprile 2009 indicò i criteri da seguire per la valutazione delle richieste di trattenimento in servizio, precisando tra l’altro che “i funzionari in possesso del grado minimo di Ministro Plenipotenziario che non presenteranno istanza di trattenimento in servizio… verranno positivamente presi in considerazione per l’attribuzione del grado onorifico di Ambasciatore all’atto del collocamento a riposo”. Successivamente la legge 78 dello scorso anno ha disposto ulteriori rigorose restrizioni al trattenimento in servizio oltre i 65 anni, rendendo di fatto tale età il limite generale per la cessazione dal servizio ma solo a partire dai nati nel 1946 ed anni successivi. Ne consegue che almeno per un biennio funzionari più anziani continueranno a prestare servizio, mentre colleghi più giovani dovranno fare le valigie. C’è poi la zona grigia dei nati nel ’46 e ’47 che rimarranno in servizio sino a tutto il 2012 perché Capi Missione all’estero. In tale quadro certamente discriminatorio la circolare n. 5 del 30 settembre 2010 ha ulteriormente “alzato l’asticella” per il conferimento del titolo onorifico di Ambasciatore, richiedendo requisiti meno stringenti “nel caso di collocamento a riposo anticipato di almeno un anno rispetto al limite di età”. In conclusione, ed a fronte della situazione che ho delineata, le saremmo assai grati se volesse autorevolmente chiarire che il collocamento a riposo a 65 anni dei Ministri plenipotenziari nati negli anni 1946 e 47 verrà senz’altro considerato come “anticipato di almeno un anno rispetto al limite di età” ai fini del conferimento a titolo onorifico del grado di Ambasciatore, che rientra tra le prerogative che il Ministro può esercitare con discrezionalità e non comporta alcun onere per l’erario. La ringrazio, Signor Ministro.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA – Grazie Guido per questa tua richiesta, puntuale e precisa che effettivamente sarebbe un atto di giustizia. Passerei la parola alla UIL... UIL, CGIL, DIRSTAT, CISL...
Giuseppina MESSANA, Coordinatore UIL Esteri – Ringrazio a nome del mio sindacato, la UIL Esteri, la segreteria del SNDMAE per l'invito a prendere parte ai lavori di questa Assemblea. Particolare apprezzamento mi sento di rivolgere al Ministro Accili, per avere dimostrato una sensibilità particolare alle problematiche anche del personale non appartenente alla carriera diplomatica, consentendo ai rappresentanti delle altre sigle sindacali di prendere oggi la parola.La relazione presentata dal Ministro Accili è un'ulteriore conferma di quanto la situazione che stiamo vivendo in questa Amministrazione sia difficile e quanto questa situazione confermi ulteriormente la crisi che sta attraversando tutta la Pubblica Amministrazione. La UIL ha sempre appoggiato il progetto di una riforma della PA che puntasse a migliorare la qualità del servizio pubblico, perché innalzare la qualità del servizio pubblico significa rendere il servizio pubblico sempre più necessario. Ma il trend in atto da anni di sottrarre alla PA risorse e ricchezze per distribuirle diversamente, non consente di effettuare i cambiamenti necessari a modernizzare questo settore. Non esiste infatti rilancio senza investimenti. Nessuna azienda, pubblica o privata che sia, può sperare di durare a lungo oppure di migliorare, se si limita a una strategia di pura sopravvivenza. La PA con i suoi 3,5 milioni di addetti è la più grande azienda italiana, la più importante, quella che muove il più vasto indotto, quella da cui dipende la qualità della vita di milioni e milioni di cittadini, e concorre in misura importante anche al buon funzionamento del sistema imprenditoriale. Ma è sotto gli occhi di tutti che la riorganizzazione del lavoro nel settore pubblico si sta traducendo esclusivamente in riduzione della spesa, a cominciare dalla spesa del personale col previsto blocco degli stipendi fino al 2014. Tutto ciò sta avvenendo mentre è in atto un costante e sensibile aumento del costo della vita. La Farnesina purtroppo non è esente dai tagli di bilancio e del mancato turn-over del personale, previsti dall'ultima manovra finanziaria, causa dei forti disagio che tutti noi conosciamo bene. Davanti a questo triste scenario ci chiediamo come l'Amministrazione continui a ripetere come un mantra che si possa fare molto di più con molto meno. Pensare di gestire questa Amministrazione e tutta la rete estera con poco più di 3.000 persone di ruolo e 2.000 a contratto, è inconcepibile, nonostante l'informatizzazione dei servizi. I servizi che vengono richiesti ai nostri uffici all'estero, basti pensare anche alle votazioni prossime. Invitiamo pertanto l'Amministrazione di dimenticare lo slogan: "Con meno, fare di più", che ha anche citato, ho visto, il ministro Accili prima, e di cercare una soluzione affinché la deroga alle assunzioni, prevista solamente per il personale diplomatico, venga estesa anche al personale di ruolo. Chiediamo inoltre un particolare impegno per ottenere le risorse finanziarie necessarie per consentire a questa amministrazione di gestire l'attività che gli viene richiesta, così come accade già in altre amministrazioni, nonostante queste ultime non presentino una realtà lavorativa altrettanto complessa come la nostra, ma per loro fortuna sono sorrette da scelte politiche a loro nettamente più favorevoli.Per toccare inoltre solo alcuni argomenti che ci riguardano, facciamo presente che appare poco comprensibile la chiusura di alcune sedi europee. Se da un lato comportano dei relativi risparmi di gestione, dall'altro non si può ignorare il fatto che operazioni come queste costituiscono dei forti disagi alle nostre collettività e un aggravio di lavoro ai consolati riceventi. Altrettanto poco comprensibile è il previsto declassamento di alcuni IIC, come San Francisco, Chicago, Sydney, sedi dove altri Paesi europei stanno potenziando la loro presenza. Questo stesso discorso si potrebbe estendere anche nel settore economico-finanziario, completamente trascurato in molte delle nostre sedi. Mi ha fatto piacere sentire prima l'intervento da Islamabad. Concludo dicendo che la consapevolezza di attraversare uno dei periodi più difficili della PA, dovrebbe indurci, Amministrazione e parti sociali, a trovare una strada per un dialogo costruttivo. Un dialogo da noi ripetutamente richiesto e in diversi casi, faticosamente accordato. Mi dispiace che il Ministro non sia presente, che sia andato via, perché nel suo caso è stato del tutto ignorato; le nostre richieste fatte al Ministro Frattini risalgono a cinque mesi fa e sono state completamente. ignorate. Un dialogo costruttivo che assicuri un confronto, così come avvenuto negli anni passati per cercare di raggiungere dei risultati che siano condivisi da chi amministra la Farnesina, e da chi con il suo lavoro, consente a questa Amministrazione di potere raggiungere gli obiettivi affidati. Grazie.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Grazie. Era un documento unitario? Oppure... no, no, va bene... però un pochettino più breve, se possibile... Paola OTTAVIANI, Coordinatore CGIL Esteri – Mi dispiace che il Ministro si sia allontanato: nell’apprezzare la sua partecipazione a questa Assemblea gli avrei ricordato che come sindacati CGIL-CISL-UIL chiediamo di incontrarlo da 5 mesi. Superato questo inciso passo al mio breve intervento. Anche io ringrazio a nome della CGIL Esteri il SNDMAE per l’invito, rivolto a tutti i sindacati del MAE, a partecipare in maniera attiva a questa Assemblea. Auguro a Maria Assunta Accili buon lavoro e le assicuro che continueremo con lei lo stesso costruttivo rapporto che avevamo stabilito con Cristina Ravaglia. Due donne di seguito al vertice del SNDMAE, sono un segnale che non posso che apprezzare. Importante è stata la collaborazione tra i nostri due sindacati sul contratto diplomatici e quella che si sta sviluppando su recenti tematiche in discussione con l’Amministrazione. Mi sembra evidente che si voglia sottolineare la grave situazione della Farnesina e cercare punti di convergenza per un’azione comune. Concentrerò l’intervento su tre punti: - Crediamo che sia a rischio la sopravvivenza stessa di un Ministero Affari Esteri efficiente ed al servizio della Repubblica. I tagli di bilancio effettuati e quelli che, temiamo siano previsti, stanno portandola Farnesina sotto la soglia minima di sopravvivenza. Se continua così, tanto vale dichiarare la chiusura del Ministero e consegnare le chiavi ad altri gestori. Noi condividiamo quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica all’Assemblea degli Ambasciatori del 2010: certe pubbliche funzioni vanno mantenute a livello centrale. Siamo convinti, che, neppure nel più federale degli stati, la rappresentanza esterna è regionalizzata o privatizzata. Ma la conseguenza deve allora essere fornire di strumenti e risorse tale struttura che svolge un ruolo fondamentale per il Paese. La Farnesina invece perde di peso se non di competenza a favore di altri soggetti. Il fenomeno è certamente provocato dalle restrizioni di bilancio ma anche da scelte politiche che lasciano larghe zone di rappresentanza esterna ad altri Ministeri. L’attivismo dell’Economia (il 60% dei fondi della cooperazione) è apparentemente irrefrenabile. Il Ministro degli Interni può chiedere l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e noi ne parliamo come di una battuta dettata dalla stanchezza. Il personale amministrativo del Ministero è in sofferenza. Con il blocco del turn over le aree funzionali, fra qualche anno, diverranno una specie scomparsa. Nel giro di 10 anni saranno ridotte del 70%. Questo è il risultato di una politica delle risorse umane priva di programmazione. Il Ministero non può essere un circolo diplomatico, una sorta di centro studi, chiuso in se stesso, che non eroga più servizi alla cittadinanza. Né può affidare compiti istituzionalmente delicati e di responsabilità esclusivamente a personale assunto in loco o a pletore di consulenti che alla fine costano più del personale delle aree funzionali e non sempre garantiscono la stessa professionalità e responsabilità. In una situazione come questa l’Amministrazione deve fare delle scelte chiare. - Il secondo punto riguarda la trasparenza amministrativa. Trasparenza significa anzitutto che tutti gli incarichi vanno conferiti sulla base della comparazione aperta tra i candidati e del merito professionale. Basta con le cordate di potere o di amicizia. L’Unione europea pubblicizza tutti i posti del SEAE, la nostra amministrazione comincia solo ora, perché costretta dalla legge, a pubblicizzare i posti per la dirigenza amministrativa. Nessuna norma vieta di fare altrettanto con tutti gli incarichi diplomatici di rilievo, all’interno ed all’estero. Trasparenza significa anche certezza sull’età e sul trattamento di pensione, certezza che alle promozioni segua l’incremento economico, certezza che le missioni non siano un danno per i dipendenti. - Il terzo punto riguarda la correttezza nei rapporti sindacali. Spesso i Sindacati sono tenuti all’oscuro di decisioni importanti di cui vengono a conoscenza solo a cose fatte. Spesso, quando il loro parere è richiesto, la consultazione è solo un rito e le legittime proposte o preoccupazioni sono liquidate come resistenza corporativa. Se ci avessero ascoltati nel processo di riforma alcuni guasti si sarebbero forse evitati. La partecipazione dei Sindacati alla vita e al governo del Ministero, visto che essi rappresentano la maggioranza del personale, dovrebbe essere considerata un arricchimento al processo decisionale. Il personale del Ministero deve essere motivato, avere il giusto riconoscimento del proprio lavoro (oggi “brunettianamente” definito “benessere organizzativo”) e della propria professionalità perché è indispensabile affinché la macchina funzioni al meglio! Questo è il messaggio che dobbiamo lanciare specie ai giovani assunti e quindi ai giovani diplomatici. Ci preoccupa che essi non si iscrivano ai Sindacati. Rispondono al cattivo segnale che l’impegno civile non paga. Dobbiamo convincerli a stare con noi nelle giuste battaglie. Su questi punti e sugli altri che vorrete proporre siamo aperti alla discussione ed a valutare eventuali azioni comuni. Buon lavoro! MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Grazie alla collega della CGIL per avere menzionato i molti punti di contatto con l'azione che porta avanti il SNDMAE. Il prossimo?
Aldo MIGANI, Coordinatore CISL Esteri – Migani, CISL... Anch'io voglio ringraziare la presidente Accili per questo invito e per l'opportunità che ci è offerta di intervenire a qeusta Assemblea. Al Ministro Accili auguro anche buon lavoro in questo suo nuovo e impegnativo incarico. Per parte nostra le assicuriamo attenzione, apertura al dialogo, disponibilità a cercare ogni volta sarà possibile, la convergenza di azione verso obiettivi condivisi. E devo dire, come ha sottolineato prima Paola, che di problemi in comune ce ne sono forse molti di più di quanto potrebbe in apparenza sembrare. Ne cito alcuni: la questione delle promozioni bianche, insomma quello riguarda anche il restante personale nei passaggi da un profilo ad un altro, il problema è esattamente lo stesso.Le perplessità sul decreto missioni le condividiamo anche perché in missione ci va anche il restante personale ed ha, il personale delle AA.FF., lo stesso identico problema.In misura economicamente minore, ma il problema di andarsene in pensione stando all'estero, è un problema che colpisce anche il personale delle AA.FF. Il Ministro diceva: "Pensiamoci, e piuttosto che trovare l'éscamotage e tornare qualche settimana, qualche giorno, qualche mese prima a Roma, vediamo se si può fare un discorso più chiaro e trasparente". Nel nostro caso basterebbe... se ci fosse stato il Ministro, l'avrei detto a lui, lo dico al SG, nel nostro caso basterebbe pagare anche quando si è all'estero, l'indennità di amministrazione, l'indennità integrativa speciale, sulla quale, peraltro, la tassazione, i contributi li paghiamo, perché il problema sarebbe risolto e non si porrebbe. Questi erano i punti di contatto.Vorrei solo, e chiudo, brevemente, ribadire un discorso su un problema che per noi è estremamente sentito, in questo momento, che è quello della carenza del personale delle AA.FF. Il Ministro dice: "Abbiamo lavorato, abbiamo fatto delle assunzioni, ottenuto delle autorizzazioni...". Parliamo di briciole. Su questo vorrei dire che potremmo fare qualcosa in più: per esempio il Segretario Generale sa questo, è un tentativo che lui ha già provato a fare e vorrei ci ritornassimo sopra, che tutte le assunzioni per i concorsi della carriera diplomatica fossero finanziate con risorse fresche e questo ci consentirebbe di scaricare i risparmi da pensionamenti sulle altre categorie, sulle AA.FF. E' qualcosa che dobbiamo cercare di fare. Due ultime annotazioni. Direi: abbiamo un occhio di attenzione al personale che c'è, perché è costretto a lavorare e a sorbirsi anche carichi di lavoro maggiore e allora vanno bene tutti gli attestati di stima, sono importanti, ma anche le cose concrete. Lavoriamo perché il FUA, per esempio, non si a pagato con tre anni di ritardo, lavoriamo perché si possano dare anticipi del FUA per rimettere un po' in linea l'erogazione delle prestazioni con il pagamento delle stesse; valutiamo il personale, perché noi siamo convinti che sia giusto, ma nel senso che diceva prima il Ministro, per premiare coloro che lo meritano e non come strumento punitivo.Queste sono un po' le considerazioni che volevo fare, non rubo altre tempo... mi dispiace che non ci sia stato il Ministro, anche quando ci infiliamo come imbucati in una festa non riusciamo a parlarci. Grazie.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Benvenuti a questa festa. Il rappresentante della DIRSTAT... non c'è? Ok.
Giuseppe D'AGOSTO, Segretario Generale DIRSTAT Esteri – Grazie. Ringrazio anch'io il ministro Accili per la cortesia. Condividiamo anche con lei l'esigenza di valorizzare i punti comuni. Il nostro appunto è essenzialmente al concetto della semplificazione. Noi lavoriamo ancora con le stesse procedure di cinquant'anni fa, quando il personale a disposizione era molto, molto maggiore e gli sforzi per il cambiamento sono molto spesso frustrati soprattutto dall'atteggiamento degli organi di controllo. Credo che questo sia uno sforzo importantissimo, perché le risorse umane a disposizione sono limitatissime e quindi bisogna insistere sulle procedure. Spero che questo trend vada avanti e ci possa essere una migliore opportunità di lavoro per tutti. Grazie.
MACCOTTA, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA - Grazie al dottor D'Agosto. A questo punto non so se ci sono altri colleghi, altri partecipanti che vogliano intervenire, vogliano prendere la parola. C'è ancora questa possibilità prima dell'ardua replica da parte del Segretario Generale... no? Allora passerei la parola a Giampiero Massolo.
Giampiero MASSOLO, SEGRETARIO GENERALE DEL MAE – Grazie. Intanto complimenti e auguri di buon lavoro al nuovo Consiglio. Compito non facile quello di fare sindacato in generale e compito ancora più difficile quando si rappresenta una categoria, talvolta non propriamente popolare e tal’altra forse un po’ di più. Ringraziamenti e complimenti al Consiglio uscente, un omaggio a Cristina Ravaglia. Volevo intanto dire che il fatto che il Ministro abbia parlato, ascoltato un intervento e se ne sia andato è esattamente in linea con quanto accaduto almeno nelle dieci ultime assemblee sindacali e forse, con quello che succede al mondo, non è del tutto ingiustificato e mi dispiace anche che i colleghi dei sindacati confederali abbiano parlato e se ne siano andati, perché forse la mia replica non sarebbe risultata del tutto così sorda a quanto avevano detto. Credo di poter forse riassumere in tre parole chiave quanto è stato detto fino ad ora e devo dire che l’intervento del Ministro era talmente ampio ed esauriente sui singoli punti che forse consente a me di non essere così dettagliato. Le tre parole sono, direi, risorse, centralità, trasparenza o buona amministrazione, se volete, che in fondo sono due cose collegate. Per quanto riguarda le risorse, io purtroppo su questo sono come un disco rotto. Non c’è una congiura ai danni del MAE, non c’è un bieco vecchio che assume di volta in volta le sembianze del Ministro dell’Economia, o della Funzione pubblica o del Ragioniere generale di turno che stia complottando ai danni della Farnesina; c’è una cosa diversa. C’è un atteggiamento verso lo Stato centrale, nei cui confronti si ritiene di intervenire con dei tagli trasversali e non prioritarizzati, salvo poi a volte attuare o non attuare, a seconda del momento politico, alcune, peraltro assai limitate, operazioni di recupero. Non si rende possibile in questo quadro alcuna eccezione individuale. Quello che diceva Mario Boffo è molto semplice, ma tanto è semplice quanto è assolutamente impossibile. Semplicemente non vi è possibilità di un’eccezione individuale per il MAE. Quello su cui ogni tanto e periodicamente torniamo è invece la possibilità di avere un comparto. Vale a dire un’idea che potrebbe essere presa ad un certo punto in considerazione, proprio perché quanto sta accadendo in questo Paese pone inevitabilmente all’ordine del giorno l'idea dei compiti prioritari dello Stato centrale: allora se un giorno si tornasse ad individuare quali sono i compiti insopprimibili dello Stato centrale, si potrebbero mettere in un unico comparto le Amministrazioni che sono portatrici di questo genere di interesse che non è locale, ma è un interesse di tipo centrale e nazionale. Tutto questo abbisogna di un uso oculato di quella che io chiamo “centralità”, e cioè credo che non andremo da nessuna parte come Amministrazione, come sindacati di categoria, come sindacati confederali se non in collegamento con gli altri, sollecitando noi gli altri appunto da una posizione “centrale”. L’idea che il problema possa essere risolto all’interno di questa Amministrazione è un’idea fallace, l’abbiamo coltivata anche in toni ogni tanto pittoreschi anche abbastanza di recente con qualche serpentone che ha girato per i corridoi della Farnesina; ora non è possibile risolvere questo genere di problemi all’interno della Farnesina, il problema è fuori e il problema si risolve o per lo meno si allevia, si avvia a soluzione soltanto ricercando un raccordo con gli altri, con gli altri che abbiano questo stesso stipo di problematiche. E guardate che il disegno talvolta non è facile e ne sanno qualche cosa proprio questi stessi sindacati confederali, i quali, quando riportano a livello di tavolo centrale a Palazzo Vidoni le loro richieste, le loro rivendicazioni di sindacati confederali sì, ma del MAE, trovano poco o punto ascolto. Allora, da questo punto di vista, se noi condividiamo l’analisi, se noi condividiamo l’idea che vi sia un problema di tipo diverso, cioè di poca sensibilità per lo Stato centrale, e all’interno di questa poca sensibilità un metodo inaccettabile di tagli trasversali che non consente prioritarizzazione politica alcuna, se riteniamo che la dimensione esterna e tutto quanto concorre a proiettare verso l’esterno il Paese sia poco compresa e, anche quando lo è, sia capita male e comunque non si traduca da parte del Governo e da parte del Parlamento in comportamenti conseguenti, beh bisogna correre ai ripari. Ma non è che può correre ai ripari Maria Assunta Accili o Giampiero Massolo. Devono correre ai ripari una serie di solidarietà trasversali, di amministrazione, politiche e di sindacato. Credo che questa sia la sfida. Questo sia quello che va fatto, perché altrimenti non si va rigorosamente da nessuna parte. Sul problema delle risorse, io oramai partecipo da molti anni in varie posizioni alle Assemblee sindacali e sono sempre pronto ad ascoltare il de profundis. Scontato il de profundis, io alcune cose però le devo dire. Viaggio con una certa intensità, visito le nostre sedi all’estero… beh, insomma, come dire... certo non è il Bengodi però quello che sta succedendo all’estero al di là di puntuali disfunzioni, al di là di inevitabili disguidi dovuti a una certa generale scarsità di risorse, non è o non è ancora una situazione da de profundis. Quando vado e frequento - e mi capita molto spesso - altre amministrazioni, o altri enti, non necessariamente tutti dello Stato, torno sempre volentieri al MAE. Voi mi dite: "Tu hai una visione rosea, sei chiuso nel tuo ufficio al primo piano… ti dicono soltanto le cose che ti fa piacere sentirti dire". Ma, insomma, questo è vero fino a un certo punto. Di nuovo... l’idea di poter entrare in contatto, l’idea di potere toccare con mano, mi induce a dire che la situazione è certamente da monitorare, è certamente seria, ma altrettanto certamente non è una situazione da de profundis. Cosa ha fatto l’Amministrazione? L’Amministrazione intanto parte dal principio che non è più pensabile tornare alla dovizia di mezzi. E allora se uno non ha la dovizia di mezzi, se uno ha un ammontare di risorse tendenzialmente scarseggiante e lo abbiamo appreso dalla lettura dei giornali, e dalla conferenza stampa del Ministro dell’Economia di ieri, e per di più deve entrare in un’ottica in cui nel biennio 2013-14 quelli che sono gli effetti del patto per l’euro si ripercuoteranno con ancora maggiore vigore su uno scenario già abbastanza complicato, allora deve fare i conti con le risorse che ha… cioè non è possibile tornare a una situazione di significativo miglioramento di risorse. All’interno di questa situazione, l’Amministrazione ha cercato di fare un esame di coscienza. Compito del Sindacato è dire che ce ne è sempre meno e dire che oramai siamo oltre i limiti della sopravvivenza; compito dell’Amministrazione è gestire l’esistente. E nel gestire l’esistente, noi ci siamo mossi da tre premesse, ovvero da tre campi di intervento e da uno slogan. Il primo campo di intervento è stato quello di cercare di dotare l’Amministrazione di ogni possibile flessibilità. In parte questo è avvenuto a livello centrale, ha riguardato tutte le amministrazioni, perché, diciamo, essendo una cosa avvenuta a livello centrale non è forse immediatamente percepibile a livello dei singoli, neanche dei singoli Direttori Generali, ma l’Amministrazione ha un margine di flessibilità per poter variare le risorse da una all’altra destinazione; e ne ha fatto uso. Ne ha fatto uso in un modo non sempre pubblico, ma ne ha fatto uso nel tentativo di non far mancare, diciamo così, l’essenziale. E vi do un dato. Negli ultimi cinque anni, diciamo dal 2006-07, quindi 4-5 anni fino ad oggi, il capitolo relativo al funzionamento dell’Amministrazione all’estero, pur tra i tagli e le integrazioni, è privo ad oggi di un ammontare non superiore ai 12 milioni. Cioè in questi anni, lo dico per i più addetti ai lavori, nel capitolo 1613, noi siamo sotto di non più di 12 milioni. Il che, come dire, non mi sembra un risultato devastante… certamente mi farebbe piacere averli quei 12 milioni, ma sono in questa situazione, allo stato. Per quanto riguarda le sedi estero, io credo che l’introduzione del bilancio sede, e lo diceva l’On. Ministro, è un risultato rilevante, ma è un risultato rilevante non perché noi dobbiamo funzionare a spese dei privati, non è questo il punto, è un risultato direi rilevante perché costringe i Capi missione a fare i conti con l’esterno. Sì, certamente ci sono le rimesse da Roma, ma esiste e deve esistere anche un andare verso il mercato, un andare verso le altre componenti del sistema, uno spiegare alle altre componenti del sistema che l’Ambasciatore è come se fosse l’amministratore delegato in loco del Sistema Italia, per trarre risorse, ma non per mettere le tende nuove alla residenza, ma per fare di nuovo manifestazioni promozionali, iniziative, per ciò stesso liberando delle altre risorse per poter fare funzionamento, per poter pagare le bollette. Voi mi direte: “Ma è difficile…”, sì lo so che è difficile, ma anche questa è una sfida, e di nuovo in un ambiente di scarsità di risorse, questa dose di flessibilità che noi abbiamo ottenuto dal MEF, e vi posso garantire che non è stato facile, è un elemento da usare, da attivamente impiegare al meglio. Un secondo campo dove ci siamo mossi, è quello del riassorbire le aree di inefficienza. Ragazzi, questo è un Ministero, non è mica la Luxottica. In questo Ministero basta passare per i corridoi e si vede cosa succede. Si vedono gli uffici vuoti, spesso e volentieri, ma non perché manchino le risorse, ma perchè la gente non c'è. Si vede, come posso dire, un carico di lavoro non sempre equamente distribuito. Si vedono situazioni all’estero con gente che invece di rimanere in ufficio un po’ di più, stacca ad una certa ora con un minimo di puntualità eccessiva. Insomma, non è che non ci sono più le aree di inefficienza. E certo, lo so anch’io, è molto facile mettersi lì e dire, adesso mi date le risorse... C’è ancora la considerazione da parte dei Direttori Generali, dei Direttori Centrali, dei Capi ufficio, io ho più risorse, quindi conto di più e quindi mi dovete sostituire una persona sull’altra perché altrimenti significa che io non conto. E no, questo è troppo facile. Questo lo so fare anch’io. E no, ti ho dato un contenitore più ampio, sei seduto su di una grande Direzione Generale, sei tu che devi usare le risorse umane all’interno di questa grossa Direzione Generale, in modo da ottimizzare il risultato. Un giorno sarà prioritario l’obiettivo A e quindi concentro le mie risorse di personale sull’obiettivo A, un giorno sarà prioritario l’obiettivo B, quindi le distolgo dall’obiettivo A per metterle sull’obiettivo B. Questa è anche una delle ragioni per le quali abbiamo oggi otto grandi D.G. invece che i tredici nani di cui disponevamo prima. Poi c’è un problema di adeguare le strutture. Guardate che la questione della chiusura dei consolati non è mica solo ridurre. Io credo che se noi ci mettiamo intorno a un tavolo e vediamo come è distribuita in Europa tuttora la nostra rete consolare, è facilissimo constatare che ci sono consolati a mezz’ora di macchina, ci sono consolati ad un’ora di treno. Ma che senso ha tutto questo? E allora, dov’è la contestazione? Sta nel chiudere, oppure sta in che modo e in cosa chiudo? Se è nel chiudere tout-court non l’accetto, perché è manifestamente in mala fede, se è nel cosa chiudo, allora l’accetto… perché posso dialogare, posso dirti chiudo questo, chiudo quest’altro, e magari apro ancora quest’altra cosa. Il Ministro Frattini ricordava il Turkmenistan, ricordava Bengasi, non mi sembra spregevole se noi otteniamo questo risultato, magari chiudendo qualcuno dei consolati in Svizzera, piuttosto che in Francia piuttosto che in Germania, ma non perché vogliamo male a quella collettività, semplicemente perché forse è un pochino meno disagevole che in altre parti prendere un treno in Svizzera, come lo è diventato anche in Italia, entro certi limiti. E poi – terzo campo di azione - l’informatizzazione e la modernizzazione. Guardate che questa Amministrazione… (siamo sempre lì, noi gareggiamo nel settore delle amministrazioni centrali e le amministrazioni centrali non sono note per la loro efficienza, c’è poco da fare), malgrado tutto, nella categoria amministrazioni centrali noi siamo tra i ministeri maggiormente informatizzati. Siamo quelli a maggior tasso di contenimento dell’uso della carta, siamo quelli dove le procedure, e non sarebbe stato possibile ottenere altrimenti il bilancio sede, sono tra le più snelle, mi direte: “Meno male che sono tra le più snelle”, sì certo, però siamo pur sempre nella categoria nella quale siamo. E poi, tempo fa avevamo come Segreteria Generale, lanciato l’idea della “casella postale Semplice”, e i primi tempi invitavamo tutti a farci delle comunicazioni per mail, per dirci e segnalarci procedure diciamo di particolare complessità. Voi vi lamentate della complessità delle procedure, ma dopo le prime 20-30 mail, nessuno ci ha scritto più. Perché? Perché siete distratti? Perché le procedure non sono poi così complesse come sembrano o perché non ve ne frega niente? Non lo so… sta di fatto che questa è stata l’esperienza “Semplice”. Se volete, visto che vi lamentate della complessità delle procedure io la rilancio la procedura “Semplice”. Però allora scriveteci! Abbiamo poi detto che, oltre ai 3 campi - c’era anche uno slogan. Lo slogan è: “non compromettere la funzionalità”. Ora, la funzionalità per un MAE ha una dose di materialità, evidentemente, perché il nostro core-business si è anche molto esteso ed io sono tra quelli che lo estenderebbero ancora di più, perché più lo estendi e più giustifichi la tua ratio, legittimi cioè la tua partecipazione al tavolo centrale di distribuzione delle poche risorse disponibili. C’è una fetta che è evidentemente funzionalità materiale: connazionali, imprese, anzi io mi associo mille volte a quanto diceva Vincenzo Petrone del fatto di voler unificare le reti, di assorbire l’ICE, razionalizzare il Mincomes… vedo qui, c’era poc’anzi Daniele Mancini… Daniele sa benissimo come io la pensi, ma sa altrettanto bene che non è come la pensa la politica… anche questo c’è da tener presente. L’idea – dicevo - del compromettere la funzionalità, la funzionalità materiale. Ma la funzionalità da non compromettere è anche una funzionalità di elaborazione di opzioni, di esserci, di guidare, di indicare le procedure, di esercitare quella stessa “centralità” che invochiamo. Perché la “centralità” si invoca, ma poi una volta che te la danno, e Dio solo sa se c’è domanda di centralità di Ministero degli Esteri da parte delle altre amministrazioni, poi però bisogna attuarla. E molto spesso si può fare anche senza soldi, perché… to lead by example oppure semplicemente to lead perché tu ne sai più degli altri in campo internazionale, mica bisogna avere i portafogli pieni; anche da questo punto di vista, è molto di più un fatto di mobilitazione che finanziario ed io non credo sinceramente che noi – da questo punto di vista - abbiamo compromesso la nostra funzionalità, o siamo al limite della compromissione della funzionalità del MAE. Lo dico perché ce lo riconoscono, a cominciare dal Presidente della Repubblica. To lead costa sacrificio, costa impegno... sì, ma siamo qui anche perché abbiamo fatto nella vita una scelta motivazionale, perché altrimenti saremmo nelle aziende private dove ci pagherebbero di più, le potremmo cambiare da un giorno all’altro perché la casacca è meno importante… oggi sei qui, domani sei là, fai più o meno lo stesso lavoro, abbiamo fatto altre scelte, allora siamo coerenti fino in fondo e portiamole avanti fino in fondo. Certo il limite di tutto questo, e sono stato io stesso a dirlo in Parlamento quando sono stato audito dalle commissioni parlamentari oramai qualche tempo fa, e pronto a ridirlo, beh il limite è che se si compromette oltre un certo livello tutto questo, allora bisogna ridimensionare le ambizioni: tertium non datur o mi date i soldi, oltre un certo limite, oppure io devo compromettere il livello delle mie ambizioni, che non sono le mie, del MAE, sono quelle del Paese. Questo va spiegato, va continuato a dire e torno al problema della “centralità”, perché finché ce lo diciamo da soli in questa stanza non andiamo da nessuna parte. Va detto in maniera associata, va detto in maniera pubblica, va detto in maniera concordata, trasversale, con altri che siano nella stessa nostra condizione. Ed infine, perché poi altrimenti andiamo un pochino troppo in là con il tempo: il problema della trasparenza e della buona amministrazione. Qui cerco di raccogliere qualche cosa che è stato detto. Intanto la pubblicità delle funzioni apicali. Guardate, io non sono mai stato contro la pubblicità delle funzioni apicali, tanto al Ministero quanto all’estero. Vi sono due elementi, però, uno soggettivo ed uno oggettivo. Soggettivo perché è un dato di fatto che vi è un intutitu personae da parte del Ministro, da parte dei vertici dell’Amministrazione nella scelta di alcune funzioni, che rende, diciamocelo francamente… una presa in giro qualsiasi procedura di selezione. Lo vediamo nel SEAE, in maniera molto evidente. Esistono procedure per tutto, ma alla fine, guarda caso, il SG, che pur ha soggiaciuto alle procedure, si sapeva sei mesi prima. L’Ambasciatore a Washington se l’è indicato Barroso per conto suo. Il DG di non so che cosa, dell’agenzia del disarmo, degli armamenti… è una signora scelta perché non andava d’accordo con l’altro Commissario, è stata messa lì semplicemente perché non la volevano in altra posizione… anche lei peraltro ha fatto la procedura di selezione. Attenzione, perché il confine tra la legittimità e la farsa, qui, tra la trasparenza e la farsa, è estremamente labile. E poi c’è anche un secondo elemento. Noi siamo un popolo per natura un po’ litigioso… se io devo fronteggiare molti ricorsi anche per questo genere di scelte, io rischio di bloccare il buon andamento dell’attività amministrativa in funzioni che sono funzioni "sovrane" della Repubblica perché, di nuovo, in nome di una trasparenza, poi non riesco a consentire al Governo di nominare ambasciatore a Washington una persona che il Governo invece vuole nominare ambasciatore a Washington; se noi vogliamo questo, io ho un atteggiamento molto laico da questo punto di vista, ci possiamo riflettere, ci possiamo ragionare, ma con questi due caveat: non si blocchi il procedimento e non si faccia troppa fiducia a quel livello a questo genere di pubblicità, perché non serve rigorosamente a nulla. E le due cose si tengono… perché se poi la decisione comunque volontarista, per così dire, si presta ad essere censurata, se si presta ad essere censurata, per come funzionano i TAR mi si blocca il procedimento e questo non credo che lo voglia nessuno. Non credo che si voglia andare sui giornali perché abbiamo bloccato una certa nomina di un certo tipo di livello. Perché qual è alla fine la conseguenza? C’è il rischio che se poi a quei livelli l’Amministrazione non funziona, la si surroga, ed è semplicissimo in un Paese come il nostro che la si surroghi cedendo alla tentazione sempre ritornante di una nomina esterna, e le conseguenze delle nomine esterne, nel Paese che abbiamo davanti agli occhi, rischiano di essere assolutamente devastanti. Ma non solo per il nostro particolare, per l’interesse dello Stato, e credo che da lettori dei giornali, sappiamo tutti molto bene con che cosa abbiamo a che fare. Il problema delle promozioni bianche ed il problema dei viaggi di missione. Il problema delle promozioni bianche lo concosco benissimo: io spero vivamente che al di là dei possibili emendamenti... ci saranno, non ci saranno… ha detto bene l'on. Ministro, ci stiamo lavorando, non abbiamo mai smesso di lavorarci… io spero invece che abbia successo la vostra class action e i vostri ricorsi, perché sinceramente per come si è messa non vedo molta altra speranza, quindi auspico che l’avvocato di cui parlava Francesco sia abile. Siamo già andati una volta in Corte Costituzionale, quando un nostro collega si era messo in testa che per lui i limiti del 67mo anno non valevano, voleva rimanere in sede oltre questo 67mo anno… aveva trovato peraltro anche delle protezioni, delle amicizie autorevoli... non andò bene, nel senso che la Corte Costituzionale dette torto alle amicizie autorevoli… io spero che avvenga anche in questo caso, ove ci si arrivi. A vantaggio di tutti noi. I viaggi di missione. Bisogna partire da una constatazione. Vale a dire, il Ministro Tremonti al MEF ha fatto del togliere del trattamento di missione un cavallo di battaglia, ognuno individua i propri cavalli di battaglia dove crede, purtroppo da questo punto vista, il coltello dalla parte del manico ce l’ha lui e lui non vuole i trattamenti di missione. … non c’è modo di uscire da questa cosa. Allora cosa si fa? Da un lato, non potevamo di nuovo bloccare l’intera macchina dell'amministrazione dei rimborsi. Quindi il decreto lo so anch’io che è insoddisfacente, lo so benissimo, però quanto meno fissa la possibilità dell’opzione: da un lato non ti do la missione ma ti pago a piè di lista, ma se vuoi puoi avere la missione se non dormi in albergo, se non mangi ecc... allora, il punto è che se noi non accettavamo questa roba, che fa salvo quanto meno il principio, si fermava l’intera macchina. Quindi in nome di questo e non potendo ottenere di più, il decreto è stato accettato in questo modo. Ben venga l’emendamento che vuole fare il MEF… non so se avrà successo... a Bruxelles ci andiamo pure noi, anche questo ci fa comodo. Se quell’emendamento si riuscisse ad ampliare, tentativo che l’Amministrazione sta facendo, evidentemente, non è che non lo stia facendo, sarebbe in qualche modo un problema che si avvia a soluzione, altrimenti... di nuovo è un po’ come quando volevano che andassimo in Australia in terza classe, vi ricordate? Ad un certo, punto… niente, in aereo si viaggia solo in classe economica ovunque si vada... una volta fatta questo genere di cosa demagogica, tornare indietro è estremamente difficile, alla fine ci siamo riusciti, in un modo o nell'altro, e di nuovo non riguarda solo il MAE, riguarda tutti gli altri. Doppia esortazione, noi continuiamo, e mi esorto da solo a farlo, ma anche voi continuate a raccordarvi con il resto della P.A. che ha esattamente lo stesso problema di quello che abbiamo noi, appena alleviato da Bruxelles, perché anche gli altri viaggiano oltre Atlantico e non soltanto a Bruxelles. L’accesso delle donne. L’accesso delle donne tanto lo consideriamo importante da metterlo fra gli obiettivi del piano di performance… c’è un obiettivo strategico, preciso, l'obiettivo strategico ha questo di bello, che è cifrato. Cioè tu alla fine devi ottenere un certo tipo di risultato, e questo tipo di risultato noi lo stiamo attivamente perseguendo. Questo obiettivo ti dice che tu entro un determinato anno devi avere x donne a Direttore Generale, x donne a Direttore Centrale, x donne Ambasciatori fuori. Però: avete provato a chiedere alle colleghe del MAE se vogliono andare in sede da una parte o dall’altra? Guardate è una delle imprese più difficili che ci siano al mondo. Io me ne sono fatto un punto d’onore, ne ho recentemente fatte nominare due, in due diverse sedi della rete, una tra l'altro è qui davanti a me. Ma guardate che ogni volta è una fatica di Sisifo quella di chiedere ad una signora di assumere l’incarico di Ambasciatore. Io lo capisco è assolutamente giustificabile, è assolutamente comprensibile, ma non è l’Amministrazione che non te lo propone sei tu che alla fine non puoi o non vuoi andarci, Allora, è compito dell’Amministrazione come “pari opportunità”, metterti in grado di accettare e farlo al meglio. Però è anche compito tuo di…, insomma, stai percorrendo una carriera, non è che stai utilizzando al meglio il tuo tempo libero. E’ anche una questione di collaborazione bilaterale, da questo punto di vista. Resta comunque fermo l’impegno a perseguire l’obiettivo e a mettere in modo quanto più coerente, quanto più impegnato possibile, in condizione le donne, le nostre colleghe, di poter rispondere sì alla domanda che l’Amministrazione con crescente numero di volte rivolge e rivolgerà loro. Che altro? Della formazione, beh la formazione è evidentemente uno dei nostri punti qualificanti, Emanuela lo sa bene. Anche lì abbiamo da un lato un problema di fondi, dall’altro io sono convinto che questo è un altro di quei campi in cui bisogna esercitare la fantasia e l’ingegno, cioè tanto nella moltiplicazione e nel dirigere le risorse che si hanno verso questa o quella destinazione, quanto dal punto di vista del mirare al target delle persone che si intendono formare. Io credo che anche lì abbiamo fatto dei progressi anche dal punto di vista finanziario, perché l’idea di poter fare dei corsi a pagamento e di poter poi reinvestire le risorse nel settore della formazione, anche questo non dico che risolve, ma sicuramente aiuta. Dico altre due cose… poi mi fermo. Tre cose, diciamo. Una sola per dire che condivido l'inquietudine per l’ISE… sono tra quelli che credono che il sistema nostro dell’ISE vada riformato, cioè è difficile che noi possiamo resistere a lungo con questi 300 milioni offerti così con il capitolo 1503, alla mercé di chiunque... questo è quello che attualmente sta accadendo: 320 milioni, offerti, diciamo così. In qualche modo noi dobbiamo ipotizzare delle riforme. Renato Varriale lo sa bene, da molto tempo ci stiamo riflettendo. Su questo stiamo attentamente monitorando con una nota di cauta preoccupazione. Vediamo, se ci fosse da tirare il campanello dell’allarme, a un certo punto lo tireremo. E due elementi: uno è quello che sollecitava Guido Scalici a proposito del meccanismo delle nomine onorifiche. Il problema non era che noi offrivamo la promozione, offrivamo il titolo onorifico in realtà. E non era una garanzia dell’offerta del titolo onorifico e non poteva esserlo, perché come sapete è un'attribuzione sovrana, il DPR 18 la attribuisce al Ministro, bensì era l’idea che l’Amministrazione avrebbe preso in considerazione la possibilità di proporre al Ministro, per il titolo onorifico, un certo tipo di colleghi che lasciano prima, in modo da invogliarli, diciamo così, a non arrivare proprio fino all’estremo limite. E questo è un qualche cosa che non è che sia venuto completamente meno, insomma, anche perché l’Amministrazione ritiene di mantenere un certo suo grado di discrezionalità, che soprattutto conserva in pieno il Ministro. Sulle pensioni sono il primo a rammaricarmi. Credo peraltro che anche qui sia un classico problema esterno a noi. Sono riusciti a complicare, tra la Funzione Pubblica e il Tesoro, una delle cose più semplici e lineari che c'erano nell'amministrazione pubblica italiana. Spero, per quanto mi riguarda, che ci possa essere un ripensamento e si possa tornare a dei criteri un po’ più oggettivi. Ed infine, e poi veramente mi taccio, l’idea… si dice: "Ma voi avete fatto un patto scellerato con il MEF perché ci avete costretto a una ristrutturazione bieca e il MEF non vi ha dato nulla in cambio". Intanto non è vero che la ristrutturazione è stata bieca, nel senso che l’idea di tornare ad un Ministero con meno Direzioni Generali e ad una rete consolare meno densamente piena di uffici puntiformi era un’esigenza ed è tuttora un’esigenza funzionale prima ancora che tutto il resto. In secondo luogo, dal MEF noi abbiamo ottenuto essenzialmente tre cose: è sicuramente meno, come ebbi occasione di dire un’altra volta in questa stanza, di quello che avremmo voluto e avremmo forse potuto, ma le cose sono tre. Un ordinato ritmo di assunzioni, almeno per il periodo quinquennale, la possibilità di reinvestire pienamente tutto quanto risparmiamo, tanto come chiusura di sedi quanto come vendita di immobili all’interno del sistema MAE e la possibilità di impadronirci, diciamo così, dell’intero ammontare della differenza anno su anno di quanto incassiamo sulle percezioni consolari, vale a dire se incasso dieci un anno e dodici l’anno dopo, l'anno ancora dopo sul mio bilancio vengono due milioni di euro... viene l’intero ammontare del delta, l’intero ammontare della differenza. Grazie, scusatemi se mi sono dilungato, grazie veramente.
ACCILI – Io vorrei ringraziare il nostro Segretario Generale e socio, che in quanto tale suppongo comprenda perfettamente la responsabilità dei ruoli diversi, e quindi si renda conto di come il ruolo dell’Amministrazione è quello sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno ed il nostro sempre di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Però, come dice sempre il nostro Capo dello Stato che è d’ispirazione a noi tutti, per lo meno a me, moltissimo: non ci possiamo permettere di essere pessimisti, allora io vorrei, su alcune questioni che lui ha evocato, replicare per cercare di trovare un senso di direzione a quello che si può fare per venire incontro alle criticità che abbiamo elencato. E mi permetto di fare riferimento ad una cosa (mi spiace che il Ministro sia andato via ma sono certa che il messaggio gli arriverà) a una cosa che il Ministro ebbe modo di dire in occasione dell’attuazione della nostra ultima riforma. Cioè la trasformazione del nostro ruolo in manager. Che in qualche modo è collegata al riferimento che tu hai fatto all’esigenza di andare verso il mercato delle nostre strutture, che io devo dire molto onestamente condivido solo in una certa misura. C’è, infatti, un caveat che vorrei introdurre rispetto a questo discorso. Attenzione: noi non possiamo fare i manager che decidono dei loro obiettivi, il manager decide i suoi obiettivi in base alle sue risorse (io parlo naturalmente dei manager, ciascuno al proprio livello di competenza). Noi non possiamo assumere personale, non lo possiamo licenziare, non possiamo decidere di incrementare le entrate e limitare le uscite, alcune delle quali sono obbligatorie. Non perdiamo di vista il fatto che noi siamo anche erogatori di servizi e in quanto tali non abbiamo dei clienti ma degli utenti, rispetto ai quali abbiamo un dovere istituzionale di resa del servizio che fino a quando non ci sarà uno sconvolgimento del lavoro che facciamo non può essere dimenticato. Il bilancio di sede che nella mia esperienza taiwanese, divertentissima, ho avuto occasione di sperimentare quando nessun altro ce l’aveva era un bilancio di sede ancora più interessante di quello che è stato introdotto per le nostre sedi all’estero, perché era un bilancio di sede vero che consentiva persino di mandare a casa i funzionari inviati dall’Italia quando cessava l’esigenza della loro presenza in sede e potevano essere rispediti in Italia senza problemi, perché sono in missione… In ogni caso il bilancio di sede è una cosa meravigliosa, credo che in prospettiva sia stata una conquista strepitosa di cui sono molto contenta di cui l’Amministrazione si possa vantare. Però devi avere le risorse per fare questo. Se non le hai, della tua libertà e flessibilità non ci fai niente se devi decidere se pagare la luce piuttosto che il gas… adesso esagero un pochino, però fa parte dei ruoli. Quindi la flessibilità è cosa giusta e buona, però in certi ambiti e non al 100%. Per quanto riguarda le risorse, di cui tu giustamente sottolinei in fondo l’esiguità del taglio: attenzione, che i tagli più dolorosi sono quelli marginali, quelli che intervengono sull’ultimo margine di disponibilità che noi abbiamo per fare quello che siamo chiamati a fare… dodici milioni sono pochissimi, sono niente nel bilancio dello Stato, ma nel momento in cui tu li tagli su una struttura che è già messa a dura prova sono tanti, per una struttura piccola sono tantissimi. Consideriamo che la massima parte della nostre strutture all’estero sono modeste. Se una sede come Islamabad che è una priorità politica, che è una frontiera, che è un posto rischioso (apprezzo la delicatezza di Sara Rezoagli che non ha citato il fatto) ma si deve trasferire in un container. Non a vita, lo so bene, ma non doveva neanche accadere, perché questo ha un impatto sull’immagine, perché sono convinta che l’immagine si tutela quando il contenuto e la sostanza sono soddisfatti. Però c’è un’idea di se’ che si dà attraverso il modo nel quale si opera e ci si presenta. Passo alla questione delle risorse complessive. Io credo che tu abbia detto la parola magica, e io mi tolgo un momento il cappello da presidente, perché i colleghi possono avere magari delle visioni distinte, però la ricerca dell’equilibrio tra ambizioni e risorse mi pare la parola chiave. Se noi arriviamo alla conclusione che l’Italia in questo momento non può permettersi più di tanto, questa è una decisione sovrana del Governo. Noi su questo… siamo dei funzionari pubblici, noi siamo degli esecutori delle politiche che vengono decise da chi ha questo compito. Quindi è l’incertezza che fa male, è la difficoltà di decidere, per esempio, una riduzione dei nostri carichi di lavoro, di concludere che certe cose non le possiamo fare più, che non ce le possiamo più permettere. Lo so che non è facile, ma insomma… Chiudo con due riferimenti. Uno alla pubblicità dei posti disponibili, apicali sia in Italia che all’estero. Nessuno di noi vuole dei casi Bolton… ricordi? Proprio non lo vuole nessuno… E io sono personalmente convinta (ancora una volta consentitemi di scindere un momento la posizione di Presidente da quella di socia) che tocchi alla politica scegliere da chi si vuole far rappresentare. Credo che in un sistema basato giustamente sull’intuitu personae, la politica deve assumere la responsabilità di decidere che il Capo missione a Tokyo piuttosto che a Santiago del Cile sia Giovanni invece che Pasquale, perché Giovanni corrisponde di più alle aspettative dell’Amministrazione. Questo fa parte, perdonami se insisto, delle cosiddette managerial decisions: il manager responsabile supremo di questa Amministrazione decide a chi tocca, chi risponde meglio ai criteri che ha in mente. Però è anche vero che un sistema di pubblicità generalizzato rende più comprensibile il meccanismo. In alcuni casi ci sarà la managerial decision e in altri casi ci sarà la scelta di chi appare più adeguato rispetto a chi ha l’ambizione di ricoprire quel posto… Quindi sono d’accordo che non si debba procedere a processi analoghi a quelli delle assegnazioni delle qualifiche funzionali ai posti all’estero: non era questa la nostra proposta. Però indubbiamente una forma di trasparenza nell’attribuzione di quegli incarichi è fortemente sentita e richiesta dalla base. L’ISE… nel migliore dei mondi possibili in futuro forse una strutturazione dell’ISE “trasparente”, che ci consenta di rendere conto dei costi che sosteniamo, che non sono remunerazione, forse è un’idea da perseguire. Anzi, perché no? Però abbiamo un’idea di quale sia il costo della gestione di questo tipo di approccio all’ISE? Di quanti uomini ci vogliano per amministrare le nostre case, le scuole dei nostri figli, i viaggi di servizio, i traslochi, perché si sostituirebbe la gestione dei costi da parte dell’Amministrazione alla gestione che facciamo noi oggi direttamente. Io metto in guardia da scelte che sono sicuramente giuste e buone ma che non sono neutrali dal punto di vista della spesa pubblica, come non lo è naturalmente la sciagurata ipotesi della tassazione, che per noi al limite (e dico questo un po’ per spirito di paradosso) potrebbe essere perfino un vantaggio, perché a un certo punto le nostre remunerazioni e quindi i nostri scatti pensionistici e di liquidazione diventerebbero iperbolici. Ma naturalmente non è questo che nessuno di voi vuole. Quindi grazie caro, grazie di essere venuto. Grazie a tutti, e alla prossima occasione.
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