INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DEL SNDMAE
IN
OCCASIONE DELLA CONFERENZA DEGLI AMBASCIATORI
(Roma,
15 dicembre 2011)
La natura di questa audience mi consente di evitare il cahier
des doléances, fin
troppo noto, e di concentrarmi sinteticamente sul da farsi. Il parere del SNDMAE
è che sia venuto il momento di metter fine allo smantellamento di questo
Ministero perché il Paese ha bisogno di uno strumento di attuazione della
politica estera che operi in condizioni di decenza organizzativa e di
sostenibilità, e che non sia visto come una voce di spesa, o ancor meno di
spreco, ma come un investimento per la crescita.
Il mondo è cambiato e continua
a cambiare ad altissima velocità, se non stiamo al passo con i tempi siamo
destinati al declino: quindi dobbiamo cambiare cultura, metodi di lavoro, direi
persino atteggiamenti e linguaggio. E a questo fine dobbiamo adeguare la
formazione non soltanto dei nostri giovani colleghi, che sono di per sé elementi
di modernizzazione del sistema e portatori di novità.
Da un recente confronto
con esponenti di servizi diplomatici stranieri a noi vicini è emerso con
chiarezza che tutti hanno problemi analoghi e le ricette proposte sono tutte
collegate agli obiettivi che ciascun Paese si è dato. Permettetemi allora di
ripetere il mantra dell’equilibrio che dobbiamo ricercare tra risorse e
ambizioni. La nostra aspettativa è che questo esercizio venga impostato qui
dentro, proprio con i presenti, tenendo conto che uno dei valori di riferimento
indiscussi della Farnesina è l’importanza del ruolo degli Ambasciatori. La
nostra aspettativa è anche che questo esercizio venga condotto con una formula
partecipativa ed inclusiva che riporti armonia nella casa. Le crisi tendono ad
accentuare la conflittualità interna e dobbiamo resistere alla tentazione di concentrarci
sul “particulare” di ogni componente di questo Ministero: le divisioni possono
avere effetti devastanti, è la coesione la chiave di volta per resistere
efficacemente alle difficoltà.
Vediamo nella cosiddetta “spending
review” un’opportunità per risolvere i problemi che ci affliggono
“ripartendo da tre”, come diceva il noto personaggio:
1. dobbiamo ridefinire
il nostro “core business”, il nostro valore aggiunto rispetto alla
pluralità di soggetti che si muovono autonomamente sul piano internazionale;
facciamo sempre più cose non sempre strategiche e la semplificazione dei
compiti e delle procedure è cruciale per consentire a quelli che sono rimasti
di occuparsi di quel che conta (funzionamento, routine, adempimenti
bizantini assorbono una quantità di tempo sproporzionata rispetto a quello cui
dovremmo davvero dedicarci);
2. la rete e le risorse
umane sono il nostro patrimonio: se si continua ad intaccarlo saremo sempre
meno efficaci sul territorio e sempre meno si giustificherà la spesa che ci
riguarda; le razionalizzazioni della rete di cui si continua a parlare, sono
principalmente determinate da esigenze di bilancio e suscitano nella base molte
perplessità che documentano la difficoltà oggettiva di restringere i nostri
orizzonti nel mondo; la gestione e la motivazione del personale meritano una
diversa cura anche con riguardo alla promozione effettiva del ruolo delle donne
e alla tutela delle famiglie che, con risorse decrescenti, sono sottoposte a
stress sempre maggiori; non dimentichiamo che una delle condizioni necessarie
per affrontare con successo la competizione internazionale è la disponibilità
di capitale umano qualificato, motivato e responsabilizzato in grado di
concorrere al processo decisionale e di gestire le politiche che ne discendono
in maniera coerente ed efficiente;
3. dobbiamo recuperare
credibilità innanzitutto attraverso un rafforzamento della centralità
della Farnesina nell’azione esterna (vorrei citare a questo proposito i
delicati capitoli dell’ICE e del nuovo Ministero della Cooperazione su cui
abbiamo preso nota del positivo impegno dell’Amministrazione a tutelare dei
ruoli di sorveglianza, indirizzo e competenza diretta su alcune materie che non
devono sfuggirci), quindi attraverso l’autocritica (sappiamo benissimo quali
risorse si possono ancora liberare e destinare al reinvestimento produttivo
nelle nostre strutture e nelle nostre attività) e infine attraverso una comunicazione
mirata, moderna e comprensibile a tutti che promuova verso la pubblica
opinione i servizi che forniamo e verso gli interlocutori istituzionali, il
mondo delle imprese e della cultura, la stampa gli aspetti immateriali della
nostra attività che sono anche quelli più sensibili e insostituibili.
Il
personale del Ministero è demotivato e smarrito a causa dell’incertezza che
circonda il futuro (ad esempio in materia pensionistica) e delle misure
contraddittorie e talora anche illegittime (come quella relativa alle
promozioni bianche) che ci hanno colpito negli ultimi tempi. Chiediamo un forte
impegno per valorizzare le donne e gli uomini della Farnesina non soltanto, per
quanto si può di questi tempi, con un occhio al trattamento economico, ma anche
con particolare riguardo alla formazione, alle valutazioni e, soprattutto, alla
trasparenza dei processi decisionali e agli sviluppi professionali.
Sappiamo
che si tende a contare sulla nostra spontanea tendenza ad identificare gli
interessi della categoria con quelli del Ministero e del Paese, ma la
virtuosità dei singoli come dell’Amministrazione non ci ha portato nessun
vantaggio anzi a molti al di fuori di queste mura non e’ chiaro che di
sacrifici ne abbiamo già fatti, ne stiamo facendo e ci apprestiamo a farne e vorrei
ribadire in questa sede che va risolta una volta per tutte la confusione che si
è generata sull’uso delle nostre risorse personali per sopperire alle carenze
del sistema. Colgo specificamente l’occasione per ribadire la nostra protesta e
la richiesta del Sindacato di abolire la prassi di convocare i Capi Missione
con spese a loro carico.
D’altra
parte, non possiamo chiedere ad altri di aiutarci a superare l’avvilimento che
serpeggia nelle nostre fila se non siamo coesi sulle priorità tematiche ed
organizzative. Nel corso dell’anno abbiamo fornito delle indicazioni in questo
senso che tutti conoscono, spero che questa riunione dia una spinta al
rinnovamento necessario.