Sindacato Nazionale
Dipendenti Ministero Affari Esteri
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Roma, 31 gennaio 2011
Cari Soci,
domani i risultati delle elezioni ci diranno quale sarà la composizione del
nuovo Consiglio nel quale, per la prima volta negli ultimi tre anni, non siederò.
Come sapete, la mia decisione di non ricandidarmi per la quarta volta è discesa
da valutazioni molto obiettive di opportunità di ricambio ai vertici del
Sindacato: è necessario rinnovare e rinnovarsi - questa professione ci abitua a
cambiamenti frequenti che ne diventano una componente irrinunciabile - mentre
la continuità dell’azione e della linea sindacale sarà opportunamente
assicurata dal fatto che molti vecchi Consiglieri si sono ricandidati anche per
il 2011-2012.
Con la sintesi che è propria di tutti i momenti di fine esperienza, posso dire
che i miei tre anni di Sindacato sono stati belli ed interessanti, anche se non
sempre facili.
Non facili per le circostanze esterne (manovre, rinnovi contrattuali, tagli o
minacce di tagli su tutti i fronti, riforma dell’amministrazione centrale,
nomine incombenti di ambasciatori politici… è successo davvero di tutto),
ma anche per ragioni più interne: per la consapevolezza soprattutto, che questo
osservatorio mi ha dato a più riprese, del pericolo sempre in agguato del
prevalere del particulare sull’interesse generale. Ed io sono
personalmente convinta che come Carriera non ce lo possiamo permettere.
Credo poi che la nostra salvezza, come Istituzione e come Carriera, sia
avere in primo luogo ben chiaro che ne devono essere preservate da noi stessi
in primo luogo, nel nostro quotidiano agire di singoli, e dai Governi, che non
sempre purtroppo ne paiono convinti - la dignità e l’integrità degli obiettivi,
che, non dimentichiamolo, ci sono dati dalla Costituzione.
L’iniziativa pubblica, in cantiere insieme al Sindacato dei Prefetti ed alla
CGIL-Diplomatici, di cui vi abbiamo scritto qualche tempo fa (Cari Soci dell’11 gennaio scorso), risponde proprio a questo obiettivo, richiamare ancora
una volta l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulle ragioni
profonde ed insostituibili del nostro esistere e del nostro operare. Ƞuno
dei numerosi, e non lievi, legati che lasciamo al nuovo Consiglio.
Altri compiti che passiamo a chi ci succederà sono altrettanto rilevanti.
Tra di essi uno in particolare: già con le recentissime promozioni al grado di
Ambasciatore, e fino al 2013 compreso, tutte le nostre promozioni, da
Ambasciatore in giù e promozioni per merito, non automatiche! - saranno bianche, con soli effetti giuridici e non già economici. Dal momento in cui i primi
decreti di promozione saranno perfezionati (vale a dire una volta che ciascun
decreto tornerà registrato dalla Corte dei Conti) l’atto sarà accessibile
al singolo interessato e ricorribile al TAR. Il Sindacato - ne sono sicura, il
Consiglio entrante opererà su questa linea – appoggerà i ricorsi, che dovranno
essere individuali e che solleveranno naturalmente l’eccezione di legittimità
costituzionale. La procedura sarà lunga, non illudiamoci, con due passaggi
giurisdizionali, o tre se sarà necessario anche il ricorso al Consiglio di
Stato nel caso in cui il TAR non recepisca in prima istanza l’eccezione di
incostituzionalità. Ma le basi per un esito finale a noi favorevole sembrano, a
parere dei legali che abbiamo sentito, sussistere. Come sapete i contatti con
più di uno studio legale sono stati avviati da tempo per identificare come sarà
meglio procedere, nell’interesse dei singoli danneggiati e della categoria: al
nuovo Consiglio il compito della valutazione finale delle diverse opzioni sul
tappeto e di dare il via ai primi ricorsi, cui, a catena, seguiranno tutti gli
altri, per tutte le diverse tornate di promozione per ciascuno dei tre
anni di applicazione della norma della Manovra.
Altra conseguenza della Manovra 2010 che dovremo cercare di contrastare: i
tagli del 5% e 10% dei nostri stipendi, sempre per gli anni 2011-2013 (tagli,
per inciso, i cui meccanismi di applicazione non sono ancora sic! stati
determinati dal MEF). Sull’argomento, i legali che abbiamo sentito hanno
espresso assai maggiore cautela, imposta in primo luogo dalla natura
pubblicistica degli accordi che regolano il nostro trattamento economico
metropolitano. Al nuovo Consiglio decidere se e come procedere.
Infine qualche parola sul senso dell’esistere del nostro Sindacato.
Per quanto imperfetto – lo è ma sta a tutti noi cercare di migliorarlo - e
peculiare (pirandelliano, l’ho sempre definito tra il serio ed il faceto),
credo però che il Sindacato sia imprescindibile.
Non solo perché proprio e solo come Sindacato ha la rappresentatività della
categoria (firma gli accordi giuridico e economico: come Associazione non
potrebbe), ma anche per l’azione di coscienza critica nei confronti dell’Amministrazione
la quale come tutti i padronati tende ad andare per la propria strada – che è chiamato
a svolgere. Tale azione, se necessario, deve poter diventare anche di
contrapposizione, senza però stingere nella demagogia, sempre perniciosa, e
deve essere sempre contraddistinta da sano realismo e da onestà intellettuale.
La stessa onestà intellettuale che, parlando, ad esempio, di meritocrazia, ci
vede d’accordo nel non prevedere indulgenza laddove ci siano mancanza di
preparazione o di rendimento o carenze nel raggiungimento dei risultati.
Qualche giorno fa abbiamo incontrato come Consiglio i giovani colleghi dell’ultimo
concorso, entrati a dicembre. Li abbiamo trovati curiosi, attenti e
profondamente interessati a capire il perché del Sindacato: perché la partecipazione
paga, sempre, in termini di interesse collettivo e di interessi individuali;
perché chi non partecipa, domani potrà doversi dire e io dov’ero?; perché le questioni
trattate dal Sindacato ci riguardano tutti, ora o in prospettiva. Ecco perché
il Sindacato deve esistere, ed essere anzi auspicabilmente rafforzato.
Per concludere, il mio grazie di cuore ai membri degli Esecutivi e dei Consigli
di questi tre anni, la collaborazione ed il confronto con i quali, a volte da
posizioni divergenti, hanno contribuito in maniera irrinunciabile a stabilire
una linea di azione la migliore possibile per l’interesse di tutti i Soci. E
grazie di cuore alla nostra Segreteria, con la quale ho condiviso la quotidianità
in uno spirito di eccellente ed intelligente cooperazione.
Al nuovo Consiglio, che si insedierà domani, un augurio di buon lavoro: ce ne è
bisogno, perché il lavoro è molto e molto difficile (come mi rispose il Console
Generale a Buenos Aires, mia seconda sede, dove avevo saputo sarei stata
trasferita: e gli sono sempre stata grata per la chiarezza).
A tutti voi il mio cordiale saluto, grata per la fiducia che in questi anni mi
avete accordato.
Il Presidente
Cristina Ravaglia